Storia Medievale
Questo periodo di mutamento si può distinguere in 4 fasi: nella prima metà del 3 secolo l’impero visse un’età di relativo splendore, nella seconda metà del 3 secolo si verificarono ripetute sconfitte ai confini, nel 4 secolo vi furono delle importanti modifiche amministrative e politiche, nel 5 secolo cadde l’impero. Tra il 2 e il 3 secolo il costo dell’esercito divenne insostenibile, per cui si allestì una macchina statale, cioè una politica accentrata, per cui nel 4 secolo la società era composta da uomini nuovi e da una rinascenza culturale. I centri urbani più grandi continuarono a crescere e scomparvero i più deboli. Tra il 324 e il 330 Costantino spostò la capitale a Bisanzio e i vescovi dei due imperi ottennero pari dignità. La fine dell’impero è stato vista dagli storici come periodo di cambiamento per eccellenza.
Il Cristianesimo: Le Chiese Episcopali e il Monachesimo delle Origini

Le Invasioni e i Regni Romano-Barbarici

L’impero Romano d’Oriente

I Longobardi e Le due Italie

L’impero Arabo-Islamico

I Franchi e l’Europa Carolingia

Conti e Vassalli, Feudi e Comitati
Efficaci forme di organizzazione sociale e politica si realizzarono nel regno dei franchi tra il 7 e l’8 secolo. Una di queste fu la formalizzazione dei rapporti vassallatico beneficiari. Si usa far risalire questo fenomeno ai primi decenni dell’8 secolo, durante l’età di Carlo Martello. Si trattava di un contratto stretto liberamente tra due persone, una delle quali si impegnava alla fedeltà, l’altra al mantenimento. Con il giuramento di fedeltà il vassallo entrava nella clientela del potente; questi si impegnava a mantenerlo, o direttamente nella propria casa, oppure indirettamente, concedendogli fonti di reddito quali terre o altri beni di diversa natura. L’oggetto di tali concessioni fu definito beneficio, al quale nel tempo fu preferito feudo. La stessa organizzazione economica della grande proprietà tipica del mondo franco, il sistema detto curtense, contribuiva a consolidare tale situazione. Le grandi aziende, le corti, tendevano infatti ad assorbire la piccola proprietà. All’interno dei diversi regni vennero designate delle circoscrizioni pubbliche dette comitati, al cui interno un funzionario regio, il conte, amministrativa la giustizia. Nelle zone di confine furono istituite le marche, territori più ampi coordinati da un marchese, in cui era particolarmente importante l’organizzazione militare. Questi funzionari erano legati al re tramite il rapporto vassallatico beneficiario, e venivano scelti per la loro posizione sociale e il prestigio di cui godevano, ma non era facile indovinare la loro fedeltà: furono istituite così forme di controllo, quali i missi dominici (portavoce diretta dell’autorità imperiale) che diffondevano sul territorio i capitolari, cioè le leggi emanate dal sovrano. La gerarchia ecclesiastica vide ogni vescovo diventare missus della propria diocesi. L’immunità comportava la concessione formale da parte del sovrano a taluni proprietari di una particolare prerogativa che rendeva le loro proprietà immuni dall’esercizio del potere regio da parte dei funzionari pubblici preposti al territorio.
Economia e Paesaggi
Nei 4 secoli tra 200 e 600 la popolazione europea diminuì drasticamente, per ricominciare a crescere solo verso il 700 e toccare intorno al 1000 un livello vicino a quello di partenza (30-40 milioni). I contadini del tardo impero avevano visto il diffondersi della conduzione indiretta, ossia la concessione di lotti di terreno a famiglie di contadini, tenuti al pagamento di un affitto in denaro o in natura. Si trattava di casati se le famiglie erano schiavi, coloni se erano coltivatori liberi e quindi non obbligati a risiedere sulla terra. Fra 3 e 4 secolo anche i coloni furono legati alla terra. Quando le terre rendevano di più che per la sopravvivenza, il surplus era per metà assorbito dalla fiscalità imperiale, il resto era per il mercato. Dal 550 non si trovano più tracce di un fisco pubblico, anche a causa delle popolazioni barbariche. Una prima conseguenza fu la contrazione degli scambi in moneta. Cominciarono a dilatarsi le macchie di boschi, e crebbe l’importanza dell’economia forestale (allevamento, caccia, legname). Vi fu una drastica diminuzione delle rese cerealicole e una crescita dell’incolto. La fine della tassazione romana, a partire dal 7 e 8 secolo, ha messo in circolo sul lungo periodo la ricchezza, creando una domanda economica diversa. Il sistema curtense si basa sulla bipartizione delle aziende in un settore a conduzione diretta (dominico) e uno a conduzione indiretta (massaricio), formato da piccole aziende familiari contadine. Si basa anche sullo stretto legame tra queste due parti, rappresentato dall’obbligo per i contadini del massaricio di prestare corvées sulle terre del dominico, a integrazione del lavoro degli schiavi che vi risiedevano in permanenza, a totale carico del proprietario che forniva loro alloggio e vitto. In Italia il sistema curtense si affermò solo dopo la conquista franca del 774, e fu dappertutto la base per una ripresa economica.
La Citta’
La struttura politico amministrativa dell’impero romano aveva concepito le città come centri di coordinamento del territorio. A scomparire a causa della crisi dell’impero furono prima i centri minori, ma la grande maggioranza delle città sopravvisse grazie alla presenza del vescovo, e polo aggregativo non fu più il forum romano ma la cattedrale e gli edifici a essa correlati. Centri importanti di coordinamento si affermarono nelle campagne (longobardi), nelle aree bizantine le città mantennero in sostanza il loro ruolo. La conquista carolingia del regno dei longobardi determinò una rinnovata attenzione al ruolo delle città (lodi di città). La città ha mantenuto anche il suo ruolo di mercato, e i rapporti con l’oriente non sono mai venuti meno. Di notevole rilievo era l’attività manifatturiera, e in particolare quella tessile. Con molto impegno i vescovi chiesero di poter legittimare il loro diritto di ricavare i proventi connessi a pedaggi e alle tasse.
Alfabetismo e Cultura Scritta
Dal 4 secolo la capacità di scrivere andò concentrandosi nelle mani di un numero sempre minore di persone. Il mondo romano era altamente alfabetizzato, ma con la sua crisi scomparvero le scuole e questo portò al degrado. Si può distinguere un alto livello di istruzione legato a pochissimi, e una generale analfabetizzazione, che riguardava anche il saper leggere. Restarono tuttavia in piedi le scuole cristiane, che attorno al 6 secolo divennero anche le scuole per i laici. Dall’8 secolo, accanto alle scuole vescovili sorte presso le chiese cattedrali si diffusero anche quelle monastiche. Carlo Magno si applicò in particolare alla riforma liturgica (uguale per tutti i chierici), il miglioramento della formazione del clero, la riaffermazione dell’importanza della scrittura nell’amministrazione. Ai bambini la lettura fu insegnata secondo il metodo classico (apprendimento delle lettere, sillabe, memorizzazione delle frasi). Più raro fu l’insegnamento della scrittura. La formazione superiore riguardava le arti del Trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivio (matematica, geometria, musica, astronomia).
Le Seconde Invasioni e La Ristrutturazione del Territorio Europeo

Il Trionfo dei Poteri Locali Nelle Campagne e Nelle Citta’
Feudalesimo è una parola che non si trova nelle fonti coeve alla nascita del fenomeno. Il termine venne coniato nel 1700 nell’ambito culturale illuministico. La parola feudo trae origine dall’antico germanico fihu, che significava gregge e che ben presto assunse il medesimo significato del tardo latino beneficio, causando così agli storiografi molta confusione. La storiografia contemporanea distingue le diverse componenti del rapporto vassallatico beneficiario per chiarire con maggiore precisione le fasi di sviluppo: prima fase (8-9 secolo) diffusione del rapporto vassallatico beneficiari; seconda fase (9-10 secolo) viene meno l’impero carolingio e l’aristocrazia prende il potere, ereditarietà degli incarichi pubblici; terza fase (9-prima metà del 12 secolo) massima frammentazione del potere pubblico su scala locale, cioè l’ordinamento signorile, e nascita del castello; quarta fase (dalla seconda metà del 12 secolo in avanti) i poteri signori vengono progressivamente coordinati all’interno di nuove compagini territoriali e i signori locali assoggettati ai regni mediante nuovi strumenti giuridici, che vengono a costituire il diritto feudale. Il capitola di Quierzy, una disposizione emanata da Carlo il Calvo nell’877, riconosceva l’autonomia delle aristocrazie europee e l’ereditarietà dei benefici e delle cariche maggiori. Su questa frammentazione del potere pubblico cercò di incidere nella prima metà dell’11 secolo l’imperatore Corrado II, emanando nel 1037 una disposizione detta Edictum de beneficis: il testo stabiliva l’ereditarietà dei benefici minori, precisando che nessun vassallo poteva essere privato del beneficio ottenuto senza una giusta causa, che doveva essere giudicata da un tribunale o dal sovrano. Uno dei fenomeni più vistosi che accompagnarono la fine dell’impero carolingio fu l’incastellamento, che divenne anche il mezzo per estendere l’autorità del grande proprietario su tutti i residenti dell’area in cui si trovava la grande proprietà. Si distingue tra due forma di signoria, quella fondiaria e quella territoriale. La prima è l’insieme dei poteri che un grande proprietario di fatto si trovava a esercitare sui lavoratori di condizione servile che gli appartenevano e anche sui coloni liberi che lavoravano le sue terre (corvées); la signoria detta territoriale o di banno, è legata inscindibilmente al fenomeno dell’incastellamento: si tratta infatti dell’esercizio di una serie di prerogative in gran parte analoghe a quella della signoria fondiaria, ma applicate anche a soggetti non legati da alcun vincolo di natura patrimoniale al proprietario del castello. Il signore in questo caso poteva chiedere prestazioni di lavoro per la manutenzione e il pagamento delle tasse (fodro, albergaria, curadia). Riscuoteva inoltre una taglia, ossia un versamento in denaro dovuto all’intera comunità come riconoscimento della funzione di protezione. Il signore amministrava la giustizia e stabiliva un monopolio sulla vendita di generi indispensabili. Nelle città il vescovo aveva un primato sia spirituale che civile, tant’è che si occuparono della sicurezza dei cittadini durante le seconde invasioni. Durante il 10 secolo ottennero oltre all’immunità la districtio, ossia l’autorità di costringere, l’essenza cioè del potere pubblico.Impero e Regni Nell’eta’ Post Carolingia
Dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell’887, i vari territori dell’impero carolingio conobbero diversi sviluppi politici e istituzionali. Il potere effettivo dei re di Francia si ridusse a un’area molto limitata attorno a Parigi. Il titolo regio venne conteso dai lontani eredi di Carlo Magno, e Ugo Capeto nel 987 della famiglia dei Robertingi poi ribattezzata Capetingi divenne sovrano. Aveva un’autorità d’ordine morale e religioso, ma dei poteri limitati. Dopo l’887 oltre a quello di Francia si costituirono due regni a carattere regionale, quello di Provenza e quello di Borgogna. Il regno italico mantenne all’incirca la stessa estensione geografica del regno longobardo; la guida del regno fu contesa tra i rappresentanti delle principali famiglie dell’aristocrazia. Quattro grandi famiglie (Spoleto, Toscana, Ivrea e Friuli), si schierarono grosso modo (i signori del centro contro quelli del nord). Per alcuni decenni a contendersi il regno fu il marchese del Friuli Berengario I, ma fu richiesto l’intervento di Rodolfo re di Borgogna, che tenne il titolo di re d’Italia dal 924 al 926, successivamente quello di Ugo re di Provenza, che riuscì a mantenere la guida del regno per 20 anni. Egli lasciò il regno al figlio Lotario, che morì poco dopo nel 950 lasciando i marchesi d’Ivrea al potere, con la figura di Berengario II. Ottone I, chiamato sposò Adelaide la moglie di Lotario, e si fece giurare fedeltà da Berengario. Nel regno dei franchi orientali, definito teutonico, nell’887 i grandi elesse re un esponente della dinastia carolingia. Esistevano degli ampi ducati regionali. Nel 919 venne eletto Enrico I di Sassonia, e dopo suo figlio Ottone I. Il suo regno, durato dal 936 al 973, è servito a riempire nuovamente di significato il titolo imperiale. Agì in modo innovativo, cercando di stabilire legami con i grandi del regno. Il richiamo all’età carolingia e alla tradizione imperiale romana e bizantina riguardò soprattutto gli aspetti simbolici del potere, come il rito della sacra unzione o il Privilegium Othonis che riconosceva le proprietà e i diritti della chiesa di Roma, ma ribadiva anche il principio che il papa dovesse prestare giuramento all’imperatore. Conquistati il regno italico e la corona imperiale nel 962, Ottone I cercò di rafforzare la propria posizione in Italia a danno dei domini bizantini del meridione, ma il progetto matrimoniale fra suo figlio e la nipote di Zimisce fallì. Morto Ottone I nel 973, Ottone II si trovò a fare i conti con troppe ostilità, e alla sua morte, nel 983, suo figlio Ottone III era molto piccolo. Nel 996, quando ebbe 16 anni, assunse i titoli paterni ma morì nel 1001 a causa della sua convinzione che il solo titolo di imperatore bastasse. Fu eletto re di Germania Enrico II, duca di Baviera, ma morto nel 1024 e senza eredi, lasciò il titolo a Corrado II, duca di Franconia, appartenente alla famiglia dei Salii che riuscì a mantenere la corona imperiale per 4 generazioni sino al 1125.L’Anno Mille: Continuita’ e Trasformazioni
Quando l’anno 1000 scoccò quasi nessuno vi fece caso, poiché i sistemi di datazione erano ancora diversi da una località all’altra e gli anni si contavano secondo gli anni di un regno o di un impero. Inoltre non era leggenda popolare l’idea apocalittica. Vi fu sicuramente uno sviluppo tecnologico, come il mulino ad acqua, l’aratro, il giogo frontale, la rotazione triennale (il maggese a riposo ogni 3 anni). Vi fu un allargamento degli spazi coltivati (all’interno delle curtes, ma anche spazi nuovi come le ville nuove o i borghi franchi, cioè esentati dalle tasse). Tra la fine dell’11 e l’inizio del 12 si ricavarono nuovi terrene dall’acqua (le Fiandre e la pianura padana). Già nel 10 secolo entrò in crisi il sistema curtense. Avvenne la mutazione feudale, cioè la nascita di una forma di controllo politico del territorio definita signoria di banno, che portò anche a un cambiamento dell’economia, facendo emergere una nuova domanda da parte dei signori di banno che per soddisfare i loro bisogni incrementarono la produzione.Il Nuovo Monachesimo e La Riforma Della Chiesa

La Costruzione Delle Monarchie Feudali

Societa’ Cittadina e Origine Degli Ordinamenti Comunali
Nel processo di dissoluzione dell’impero carolingio la progressiva frammentazione del territorio e del potere pubblico in una molteplicità di signorie locali si accompagnò, in Italia, all’acquisizione di diritto o di fatto da parte dei vescovi dell’intera gamma dei poteri pubblici all’interno delle città. Assunsero importanza un insieme di persone che contribuirono all’effettivo governo della città. A Milano, nella prima metà dell’11 secolo, c’erano i capitanei (grandi signori stretti da legami vassallatico beneficiari con la chiesa arcivescovile) e i valvassores, che a loro volta erano legati con i capitanei. Negli anni 30 scoppiò un conflitto perché i valvassores volevano trasmettere il loro titolo per ereditarietà, ma l’arcivescovo si schierò contro come i capitanei e quindi ebbero la meglio. Tutto si complicò a causa di Corrado II che nel 1037 emanò l’Edificum de beneficiis per cui i vassalli dei capitanei potevano trasmettere per ereditarietà i loro benefici. Si creò così nella sola Milano una cittadina divisa in ordines, ossia in strati caratterizzati da una diversa condizione giuridica. Sia il potere imperiale, sia l’autorità papale imposero alle città vescovi estranei alla società locale. I cittadini si distaccarono dalla figura del vescovo e sostituirono la riunione spontanea dei cittadini davanti alla cattedrale con assemblee non elettive che chiamarono arenghi; queste assemblee elessero dei consoli, che furono la guida del nuovo organismo che da queste innovazioni istituzionali prendeva vita: il comune (accadeva quasi in tutte le città coinvolte intorno al 1100). Si fece ricorso al diritto romano, che fu lo strumento base per la convivenza civile. Nei comuni dell’Italia centro settentrionale fu rapida la conquista dei contadi.La Nascita Della Cavalleria e l’Invenzione Delle Crociate
Attorno al 1000 lo sviluppo e la diffusione di signorie di banno incentrate su castelli avevano reso necessario un numero crescente di specialisti della guerra. Sono questi i milites delle fonti, i cavalieri, in questa prima fase frequentemente di umili origini. Nel corso dell’11 secolo il mestiere di cavaliere venne sempre più specializzandosi, come anche le tecniche di combattimento, che erano per lo più individuali e relativi alla lancia. Gli allenamenti erano i tornei, e il crescente costo delle armi fece sì che la cavalleria divenne un’élite sociale ristretta, anche grazie al prestigio di questa attività. Spesso i cavalieri si univano in compagnie e andavano di città in città; si diffuse da origine ecclesiastiche il movimento della pace di Dio, che pregava i cavalieri di astenersi da violenze ingiustificate. Prese vita un nuovo modello epico, grazie anche alla letteratura dell’epoca. Durante il rinnovamento della chiesa, fu data importanza al pellegrinaggio a Roma e Gerusalemme, e in seguito a Santiago de Compostela. L’appoggio alla reconquista da parte di Alessandro II (tutti coloro che vi partecipano avranno la remissione dei peccati 1064), fece sì che molti cavalieri francesi partissero per la Spagna. Sembra che Urbano II a Clermont abbia bandito la prima crociata, invitando nobili e cavalieri cristiani a compiere un viaggio armato verso Gerusalemme. Nacque così la crociata popolare, partita nel 1096, che dopo una serie di eventi drammatici giunse a Gerusalemme conquistandola nel 1099 e fondò alcuni regni come quello di Gerusalemme guidato da Goffredo di Buglione. La Terrasanta non era importante solamente per il suo valore di simbolo religioso, ma era anche un avamposto dei commerci con l’oriente. La reazione musulmana portò alla riconquista di diverse città (Edesa 1144). La seconda crociata (1147-1148) promossa da Luigi VII ed Eugenio III, fallì a causa dei contrasti tra i due sovrani che la guidavano (aveva anche partecipato Corrado III) e dei difficili rapporti che si crearono con l’impero bizantino. La terza crociata (1189-1192) fu guidata dall’imperatore Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo Augusto, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. Col pontificato di Innocenzo III si cercò di dare un significato dottrinale alla crociata: venne definita come tentativo di ricondurre alla cristianità occidentale tutti i territori che un tempo le erano appartenuti (anche l’impero bizantino allontano tisi nel 1054). Si fece così una quarta crociata (1202-1204) nella quale si sottrasse Costantinopoli ad altri cristiani, creando l’impero latino d’oriente nei balcani. Nei medesimi anni la crociata venne definita come mezzo per reprimere i nemici della cristianità, cioè gli eretici. Sempre Innocenzo redisse nel 1208 una crociata contro i catari detti anche albigesi. La crociata servì anche per allargare i confini della cristianità, come nelle crociate del nord del 13 secolo. Nella quinta crociata (1217-1221) si tentò di conquistare l’Egitto. Federico II partì nel 1228 e conquistò Gerusalemme dopo lunghe trattative. Le ultime due crociate (1248-1254 e 1270) ebbero un unico protagonista, re Luigi IX di Francia.L’impero Bizantino e l’Est Europeo

Il Rinnovamento Culturale
Si sentì l’esigenza, sia per motivi economici che politici, di fissare le cose per scritto. Dal 12 secolo il libro viene veramente utilizzato, con note marginali. Tra l’11 e il 12 secolo l’universitas designava una qualsiasi comunità organizzata e dotata di un proprio statuto giuridico. A Bologna (diritto) sembra che l’iniziativa sia partita dagli studenti, mentre a Parigi (teologia) i professori. Base dell’insegnamento era la lectio, la lettura di un testo di riferimento classico e autorevole, i commenti dei professori divenivano glosse e si istituirono così gli stacionarii (copiatori). I classici greci rientrarono nel mondo occidentale mediante la traduzione dall’arabo e la traduzione diretta dal greco (più affidabile), ma i commentari musulmani avevano arricchito tali testi. Nascono le lingue volgari.L’impero e La Dinastia Sveva
Nel 1125, quando morì Enrico V, la successione dinastica non si era ancora affermata, venne eletto un re della casata di Baviera e alla morte di costui, uno della casata di Svevia. Nel 1152, grazie a un’ottima politica matrimoniale, venne eletto il duca di Svevia Federico. Egli giunse in Italia nel 1154 chiamato dal papa per fermare l’avanzata delle città più forti, e recandosi a Roma fece uccidere Arnaldo da Brescia, un chierico legato alla pataria. Nel 1158 definì in Italia le regalie, ovvero le prerogative dell’autorità regia, ed emanò la Constitutio pacis, con la quale proibiva le leghe fra le città comunali e le guerre fra privati. Milano non si assoggettò all’autorità imperiale e venne attaccata e sconfitta. La forte pressione fiscale fece unire alcuni comuni formando la lega lombarda con l’appoggio di Alessandro III: l’esercito imperiale venne sconfitto e fu firmata la pace di Costanza nel 1183. Nel 1190 Federico Barbarossa morì. Nel 1186 il figlio Enrico VI sposò la figlia del re normanno Ruggeri II, Costanza d’Altavilla, entrando così in lotta per la successione per il regno di Sicilia: fi incoronato nel 1194, ma morì solo 3 anni dopo e la moglie poco dopo. Il figlio troppo piccolo fu affidato a papa Innocenzo III, e nel 1208 Federico fu incoronato re. In Germania fu nominato imperatore Ottone, ma fu scomunicato dal papa e nel 1212 incoronato Federico, che si impegnò a non riunificare mai le due corone. Ci fu ancora una battaglia tra Ottone e Federico, che venne vinta da quest’ultimo nel 1214 a Bouvines. Rimase in Germania fino al 1220. Nel 1213 emanò la Bolla d’oro di Eger con la quale rinunciava ai diritti che il concordato di Worms aveva attribuito al sovrano in merito alle elezioni vescovili. L’azione politica in Sicilia fu di tutt’altro stampo, abbattendo tutti i castelli costruiti da privati sullo loro terre e promuovendo un commercio di stato. Grazie a lui nacque l’università di Napoli. Nel 1231 venne promulgata la Costituzione di Melfi con la raccolta delle leggi emanate da Federico. Durante il suo regno si affermò la scuola siciliana. Dal 1235 al 1237 tornò in Germania, e dal 1237 al 1250 lottò contro i comuni italiani che di nuovo organizzatosi in lega e con l’aiuto di papa Gregorio IX che scomunicò l’imperatore, ebbero la meglio. Fino al 1273 nessun principe assunse la carica imperiale. Corrado il figlio di Federico morì presto, e alla sua morte salì al trono il figlio Corradino, ma essendo troppo piccolo, un altro figlio di Federico II, Manfredi si impadronì del regno nel 1258. Il papa chiamò alla guida del regno di Sicilia Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, che sconfisse nel 1266 Manfredi.I Comuni Italiani

Il Consolidamento dei Regni Europei
Non tutta l’Europa è stata attraversata dal movimento di rafforzamento della monarchia, ma in particolare solo la Francia, l’Inghilterra e la penisola iberica. Questi regni furono interessati da un consolidamento territoriale, una riorganizzazione dell’esercito che era pagato e quindi un nuovo prelievo fiscale. Dopo il processo di rafforzamento di Filippo Augusto si impegnò in tal senso anche il figlio Luigi VIII che combatté gli albigesi ottenendo la Linguadoca ed enfatizzando il titolo regio. Il figlio Luigi XI era molto religioso, tant’è che fu promotore di due crociate, contribuì a consolidare la monarchia e suo fratello Carlo d’Angiò conquistò la Sicilia. I re inglesi vivevano altre situazione. Enrico III dovette concedere le Provvisioni di Oxford, che imponevano il controllo dei baroni sulla politica regia, ma la gentry (la piccola nobiltà rurale) non fu d’accordo fino alla battaglia di Eversham del 1265 che vide il sovrano vittorioso. Con l’erede Edoardo I furono invasi il Galles e la Scozia. Nel corso del 12 secolo nei territori settentrionali della penisola iberica si erano consolidati alcuni regni cristiani che avevano intrapreso l’espansione militare detta reconquista. Castiglia e Aragona assunsero un ruolo guida tra i regni iberici, anche se erano molto diversi. Gli Aragonesi vinsero la Sicilia che fu riconosciuta loro con la pace di Caltabellotta del 1302, e successivamente si appropriarono della Sardegna.Papato Universale e Stato Della Chiesa
Vi furono nuovi scontri sulla modalità dell’elezione del papa, che si risolvettero grazie ad Alessandro III e Gregorio X che stabilirono nuove norme (il raggiungimento dei 2/3, l’Ubi periculum relativo al conclave). I cardinali erano molto importanti e venivano scelti dal papa, di cui era indispensabile essere parente o cliente. Il papato tentò di espandersi, prima con Innocenzo III che fece una fase di recupero, estendendo i domini e badando bene a rimanere la divisione dell’Italia. Nella bolla Unam sanctam Bonifacio VIII definiva il papato il punto più alto della gerachia dei poteri. Nel 1300 fu stabilito il primo giubileo. Vi furono degli scontri tra questo papa e il sovrano di Francia Filippo il Bello, che riuscì poi a far eleggere il francese Clemente V e nel 1309 decretò il trasferimento della curia ad Avignone.Eresie e Ordini Mendicanti
Uno scoppio improvviso di predicazioni eterodosse scosse la Francia meridionale all’inizio del secolo 11. In realtà si trattava di una rivolta morale nei confronti della chiesa. Ad esempio alla fine del 12 secolo, Valdo decise di vivere in povertà e di predicare il vangelo: la scomunica del 1215 gli fu data a causa della presunzione di predicare. I catari professavano una religione di stampo dualistico, il bene e il male. Nel 1167 ebbero anche un concilio. I papi ovviamente si opposero, fino alla crociata del 1208. La chiesa sentiva il bisogno di riappropriarsi del primato della predicazione, per cui furono accettati gli ordini mendicanti: i domenicani, riconosciuti nel 1215, e i francescani. Fu istituito il tribunale dell’inquisizione. Altre eresie erano gli apostolici di Gerardo Segarelli, i dolcini ani.Crisi e Nuovi Equilibri
Nel 1200 vi fu un generale sviluppo economico con commerci su ampia scala, fiere, il ritorno della moneta aurea, la nascita di compagnie mercantili, uno sviluppo demografico e flussi migratori, ma non c’era una sufficiente produzione agricola. Fra il 1313 e il 1317 una serie di cattivi raccolti portò a gravi carestie, e nel 1348 si diffuse la peste nera detta anche bubbonica, che si trasmetteva dal morso di un bacillo del ratto. Ci furono altre tre ondate successive (1347-1350, 1360-1390, 1397-1402). Vi fu un abbandono delle terre marginali che fece aumentare la pastorizia e si formarono i nuovi contratti di lavoro di mezzadria. Si crearono nuove forma di oppressione come ad esempio in Francia nel 1358 dove si formò la jacquerie, ma che fu repressa. Nelle manifatture si passò da un sistema di lavoro individuale a uno comprensivo di operai salariati, che si organizzarono poi in corporazioni che tutelavano gli interessi comuni. Gli squilibri della nuova situazione economica caddero soprattutto sui lavoratori salariati, come nel caso dei ciompi a Firenze nel 1378. Nacquero anche dei nuovi sistemi di contabilità e le attività creditizie e quindi il ruolo dei banchieri, in particolare quelli fiorentini.Gli Stati Regionali in Italia
Il nuovo fenomeno dalla fine del 1200 fu l’inquadramento in guelfo o ghibellino. Questa divisione fu forte in Sicilia dopo la conquista angioina (guelfi), mentre i ghibellini non avevano un punto di riferimento in seguito all’estinzione della dinastia sveva. Enrico VII eletto nuovo imperatore al principio del 1300 e fu coinvolto in questa lotta, ma morto nel 1313 lasciò liberi di agire i signori ghibellini, che, come nel caso della famiglia Visconti, allargarono le loro proprietà fuori dal contado, tanto che si ritrovarono in guerra tra di loro. Queste guerre erano spesso lontane, e fu necessario il reclutamento di un esercito pagato e di una nuova finanza cittadina e una burocrazia centralizzata , inoltre delle università nei propri territori. I Visconti si aggiunsero il titolo di vicario, cioè rappresentante dell’imperatore. L’espansione viscontea raggiunse il suo culmine con la signoria di Gian Galeazzo che conquistò Verona e Padova e a spingersi nell’Italia centrale. La sua morte e la crisi che si aprì furono il motivo scatenante dell’espansione di due repubbliche, Firenze e Venezia. Controllare libro.Verso la Formazione Degli Stati Nazionali
L’idea del re come garante di pace sta alla base di molte iniziative assunte dai sovrani nel 1300 e 1400. Sorsero nuove forme amministrative, come gli ufficiali (funzionari pubblici) del re salariati, un buon controllo del territorio tramite corpi armati stabili e un’ampia disponibilità finanziaria ottenuta con l’introduzione di nuove imposte. Si crearono assemblee rappresentative per risolvere i conflitti sociali, che aiutò la costruzione di una coscienza unitaria che trasformasse un regno in un paese. In Francia furono convocati gli stati generali nel 1302, un’assemblea in cui erano rappresentati i tre principali ordini sociali (clero, nobiltà, élites urbane). All’inizio del 1300 invece in Inghilterra si era già affermato il parlamento con un modello bicamerale, che suddivideva il parlamento in camera dei lord e camera dei comuni. Questo sistema fece superare dei momenti di crisi, come la guerra delle due rose, un conflitto scoppiato nel 1445, tra i casati di Lancaster e York che si contendevano la corona regia. Esso si concluse con l’ascesa al trono di Enrico VII, primo esponente della dinastia Tudor. Le storie di Francia e Inghilterra sono legate dall’11 secolo, quando il duca di Normandia Guglielmo conquistò il regno inglese. Quando nel 1328 Carlo IV morì senza eredi, Edoardo III ne rivendicò la corona essendogli imparentato. Prese però il potere Filippo VI, parente alla lontana del defunto. Nacque così la guerra dei cent’anni. La prima fase dei combattimenti fu disastrosa per i francesi, che persero molti territori. I conflitti ripresero quando Carlo VI non poté governare ed entrò in gioco Giovanna d’Arco, che riuscì a liberare la città di Orléans. Morì nel 1431 sul rogo. Dalla seconda metà del 1200 vi fu un ridimensionamento del ruolo imperiale, a causa anche dell’affermarsi degli stati territoriali. In pratica il titolo valeva solo più per la Germania, e la bolla d’oro dell’imperatore Carlo IV del 1356 decise quali principi territoriali potessero eleggere il re. Tra 1300 e 1400 la tendenza all’affermazione delle istituzioni monarchiche riguardò anche territori alla periferia dell’occidente, come la Scandinavia o le vaste pianure in cui vivevano i popoli slavi.www.megatimes.com.br
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