IL CRISTIANESIMO: LE CHIESE EPISCOPALI E IL MONACHESIMO DELLE ORIGINI

La cristianizzazione è il processo che condusse alla fede le cittadinanze, le popolazioni rurali e le popolazioni barbariche. Questo avvenne in due modi: uno istituzionale, organizzato dalla gerarchia della chiesa, una cristianizzazione delle campagne che avveniva intorno alle pieve (chiese battesimali); uno individuale, la scelta monastica. L’attività missionaria va intesa come un processo di acculturazione. Nelle città dell’impero fra 1 e 2 secolo si organizzarono le prime comunità cristiane. Dal 4 secolo il cristianesimo diventò religione di stato (313 editto di Milano di Costantino per la libertà di culto, 380 editto di Tessalonica di Teodosio unica scelta). Dal 5 secolo partì dalle città un’opera di evangelizzazione delle campagne. A seconda delle dimensione delle città di cui i vescovi erano guide, la loro importanza era più o meno grande (Roma). Il monachesimo comincia ad attestarsi nel 3 secolo, e all’inizio è un movimento eremita. In occidente si sviluppa soprattutto sottoforma di cenobitismo (Girolamo, Benedetto da Norcia). Da ricordare è in particolare l’Irlanda (druidi, Colombano). Nella seconda metà del 4 secolo molte popolazione barbare furono convertite al cristianesimo ariano (Alessandro Ario, Gesù non ha la stessa divinità di Dio). Questa dottrina fu condannata al concilio di Nicea del 325. Il problema centrale delle questioni dottrinale era la trinità; nella parte orientale si formano due pensieri: il nestorianesimo (umanità del Cristo) e il monofisismo (divinità del Cristo). Dopo aver provato ad avvicinare le due correnti, durante l’impero di Giustiniano nel 544 venne emanato l’editto dei Tre Capitoli, condannando il nestorianesimo. Da ciò nacque lo scisma dei Tre Capitoli.

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