Abitanti: 58.000.000
Superficie: 547.026 km 2
Densità: 106 ab./km 2
Capitale: Parigi
Governo: Repubblica presidenziale
Moneta: Franco francese
Lingua: Francese
Religione: Cattolica, minoranze musulmane, ebraiche
Superficie: 547.026 km 2
Densità: 106 ab./km 2
Capitale: Parigi
Governo: Repubblica presidenziale
Moneta: Franco francese
Lingua: Francese
Religione: Cattolica, minoranze musulmane, ebraiche
Repubblica dell'Europa Occidentale, confina con Belgio, Lussemburgo e Germania a nord-est, con Germania, Svizzera e Italia a est, con la Spagna a sud e si affaccia a ovest sull'oceano Atlantico, a nord-ovest sulla Manica e a sud sul mar Mediterraneo.
Il territorio francese è piuttosto variegato; si possono distinguere le regioni settentrionali e occidentali pianeggianti, di origine alluvionale digradanti verso l'Atlantico con coste basse e sabbiose a sud o alte e rocciose a nord e una regione occidentale e meridionale montuosa di rilievi di origine sia antica, quindi dai profili addolciti dall'erosione, sia più recente, più elevati e impervi.
Il cuore della Francia si può identificare nel bacino parigino, area pianeggiante sedimentaria che si affaccia sull'atlantico e sull'Europa centrale (in particolare il bacino del Reno).
La circoscrivono a est le colline dello Champagne che culminano nei rilievi dei Vosgi in Alsazia, montagne antiche e di scarsa elevazione. La regione sudorientale è caratterizzata dalla valle del Rodano, che è separata dal bacino parigino a nord dalle alture di Borgogna, mentre a sud separa con un ampio solco il Massiccio Centrale dal versante alpino.
Quest'ultimo, articolato in valli e grandi massicci granitici, culmina nel Monte Bianco (4.810 m).
Il confine con la Spagna è montuoso (versante francese dei Pirenei) e digrada verso nord nella pianura attraversata dalla Garonna, un'ampia area depressionaria confinata dal Massiccio Centrale, dalla Bretagna e dalla penisola del Cotentin.
La Normandia traccia lo spartiacque con rilievi di scarsa entità tra il bacino della Senna a nord e il bacino della Loira a sud.
Alla Francia appartiene anche la Corsica, isola del Mediterraneo settentrionale, a nord della Sardegna da cui è divisa dalle bocche di Bonifacio.
Il territorio dell'isola è prevalentemente montuoso specialmente nella parte occidentale con altitudini superiori ai 2.000 m (monte Cinto 2.710 m). I rilievi digradano verso sud e verso est, dove si allargano anche zone di pianura alluvionale. Le coste sono più aspre e caratterizzate da grandi insenature sul versante occidentale, mentre su quello orientale sono basse e regolari, ricche di stagni costieri.
Il clima è tipicamente oceanico in Normandia e Bretagna a nord-ovest, piovoso e con basse temperature.
Più a sud lungo la costa atlantica il clima si fa meno rigido, con piogge concentrate in primavera.
L'area parigina presenta un clima assai instabile, dovuto all'incontro tra l'influsso atlantico e l'influsso continentale. Ne risultano forti sbalzi di temperatura e una piovosità mediamente elevata concentrata nella tarda estate e in autunno.
Il clima delle regioni orientali è tipicamente continentale con brevi estati calde e inverni rigidi.
Il clima mediterraneo della costa meridionale ha inverni miti, spesso battuti dal vento (Mistral), estati calde, piogge più abbondanti in autunno.
Infine nelle zone montuose la temperatura si abbassa verso le alte quote e le precipitazioni sono spesso nevose, con inverni lunghi e rigidi.
I regimi fluviali sono riconducibili a tre tipi diversi: quello atlantico, il più diffuso, caratterizzato da piene invernali, quello alpino, con portata ridotta durante l'inverno e piene primaverili dovute al disgelo, e quello mediterraneo, con piene autunnali legate alle piogge più abbondanti.
La maggior parte dei fiumi francesi interessa i bacini di quattro fiumi principali: la Senna (776 km), la Loira (1.020 km) e la Garonna (650 km), che sfociano nell'Atlantico, e il Rodano (812 km) nel Mediterraneo. La Senna e la Loira sono inoltre legate da una rete di canali in gran parte navigabili.
Un altro grande fiume europeo, il Reno, interessa il territorio francese per un breve tratto.
La distribuzione della popolazione sul territorio è assai ineguale, determinata dai fenomeni di urbanizzazione e industrializzazione del paese, con la concentrazione massima nell'area parigina.
La capitale ospita nella sua area urbana più di 10 milioni di persone pari a un quinto della popolazione totale.
Parigi, sorta alla confluenza tra la Senna e la Marna, resta a tutt'oggi il centro politico, economico e culturale del paese.
Altri centri rilevanti sono: Lione, Grenoble, Marsiglia e Nizza tra il Rodano e le Alpi; Tolosa e Bordeaux nel Bacino Aquitanico; Nantes, Brest e Le Havre sulla costa atlantica; Lilla, Rouen, Nancy e Metz nel nord; Strasburgo nella zona del Reno.
La Francia è uno dei paesi economicamente più avanzati del mondo.
Favorita anche dalla struttura territoriale (ben il 34,6% del territorio è destinato alle coltivazioni), il paese è il massimo produttore agricolo europeo, dopo l'ex URSS.
Il principale prodotto cerealicolo è il frumento seguito dall'orzo, ampiamente impiegato nell'industria della birra.
Praticate le colture dell'avena e del mais, quest'ultimo ampiamente utilizzato nell'attività zootecnica.
Si producono inoltre riso, sorgo e segale.
Le regioni settentrionali producono patate e barbabietole che alimentano una forte industria dello zucchero.
La tradizione viticola e frutticola è molto antica. Rinomata infatti e prestigiosa è l'industria dei liquori e dei vini; basti ricordare la produzione dello Champagne.
Significativa la produzione di oleaginose e nel sud delle colture frutticole e orticole.
La Costa azzurra è rinomata, oltre che per l'attività turistica, anche per la floricoltura, che alimenta la rinomata industria dei profumi francesi. Inoltre si producono tabacco, canapa e luppolo.
Le foreste permettono una discreta produzione di legname che tuttavia non copre il fabbisogno interno.
Il patrimonio zootecnico è notevolissimo in particolare quello bovino, che alimenta una fiorente industria delle carni e lattiero-casearia (i formaggi francesi sono conosciuti in tutto il mondo).
Una certa diffusione hanno anche l'allevamento di ovini, suini e animali da cortile.
La pesca riveste un ruolo secondario nel panorama economico francese, ma rappresenta pur sempre un'attività di antica tradizione, ora modernamente attrezzata con una notevole flotta e con numerosi porti in particolare sulla costa atlantica e della Manica, dove oltre alle attrezzature portuali hanno sede le principali industrie conserviere.
Le risorse minerarie non sono particolarmente cospicue, discreti i giacimenti di carbone e di ferro che sono stati alla base dell'industrializzazione francese del secolo scorso. La disponibilità di carbone e una buona rete di vie d'acque interne hanno anche determinato la distribuzione dell'industria siderurgica in particolare nella Lorena e nel nord.
Discreta l'estrazione di gas naturale, in particolare nella zona dei Pirenei, segnatamente dal giacimento di Lacq dove si estrae anche un discreto quantitativo di petrolio.
Buone le produzioni di bauxite e di uranio (di cui la Francia è tra i maggiori produttori mondiali).
Si producono inoltre potassa, zolfo, oro, argento, antimonio, piombo, tungsteno, vanadio, zinco e manganese.
L'energia elettrica viene prodotta per un quinto dai fiumi alpini, pirenaici e del Massiccio Centrale e per un altro 60% è invece di origine nucleare; numerose infatti sono le centrali di questo tipo sul territorio francese. Il rimanente 20% è rappresentato dalle tradizionali centrali termiche.
Ormai ampiamente consolidate sono le industrie siderurgiche e metallurgiche.
La produzione di acciaio, ghisa e leghe di ferro è prevalentemente concentrata nei bacini ferriferi settentrionali, mentre il settore metallurgico comprende una gamma di prodotti molto vasta a partire dalla produzione di alluminio, basata sulla trasformazione della bauxite nazionale, ma anche importata. Importante l'industria del rame, del piombo e dello zinco. Evoluta anche l'industria di raffinazione del petrolio.
Le industrie meccaniche ed elettromeccaniche sono tecnologicamente molto avanzate, l'industria automobilistica in particolare è contraddistinta dalla presenza di grandi gruppi societari (Renault e Matra). Fiorente l'industria della gomma, della meccanica di precisione e degli elettrodomestici.
Molto importante anche il settore navale in cui è il massimo costruttore europeo e temibile concorrente del Giappone e degli Stati Uniti.
Tecnologicamente avanzata anche l'industria aeronautica, sia per l'aviazione civile (Concorde) sia militare (Mirage).
Di antica tradizione è l'industria tessile rinomata per la produzione di lino e lana, ma anche del cotone e della seta.
L'industria chimica francese è nel suo complesso seconda in Europa solo a quella tedesca (acido solforico, fertilizzanti, materie plastiche, resine sintetiche, coloranti e prodotti farmaceutici)
Vasta è la gamma dell'industria di trasformazione alimentare, zuccherifici, caseifici, oleifici, complessi molitori, i cui prodotti sono destinati anche all'esportazione; molto consistente è la produzione di vino, birra e tabacco.
Rinomata l'industria del cuoio, della carta, dei giocattoli e dei prodotti per l'edilizia.
Rinomanza internazionale hanno inoltre alcuni settori particolari: l'abbigliamento, in particolare l'alta moda, i profumi e le porcellane artistiche.
La poderosa rete di comunicazioni permette un imponente traffico commerciale che garantisce alla Francia il quarto posto nel mondo per gli scambi internazionali.
Storia di Francia
Un milione di anni fa arrivano i primi abitanti e si sviluppano le prime attività di lavorazione della pietra (acheuleano, abbevilliano). Nel Paleolitico medio (90.000-40.000 anni fa) le attività si diversificano (levalloisiano, musteriano) e all' Homo Erectus succede l'uomo di Neandhertal, il cui habitat è organizzato e che pratica il culto dei morti. I principali insediamenti sono quelli di La Chapelle-Aux-Saints, di Moustier, della Ferrassie, d'Arcy-sur-Cure e di Biache-Saint-Vaast. Nel Paleolitico superiore (40.000-8.000 a. C.) fa la sua comparsa l' Homo Sapiens ; l'industria di lavorazione della pietra comporta i primi scambi commerciali (perigordiano, aurignaziano, solutreano, magdaleniano) e la nascita dell'industria dell'attività della lavorazione delle ossa; forme di arte sono attestate in varie zone (pitture rupestri di Lascaux, Font-de-Gaume, Niaux, costruzione di suppellettili della Madeleine ecc.). Nel Mesolitico (o Epipaleolitico, 8.000-V millennio a. C.) a seguito dell'addolcimento del clima (fine della glaciazione di Wurm), i cacciatori-raccoglitori evolvono verso un'economia di produzione. L'attività di lavorazione della pietra è rinnovata con la creazione di attività microlitiche. Nel Neolitico comunità raccolte in villaggi praticano l'agricoltura, la caccia con l'arco e le frecce, inventano nuove forme di pesca e moltiplicano le innovazioni tecniche: è l'epoca del megalitismo. Nell'Eneolitico (III millennio a. C.) si hanno i primi esempi di lavorazione dei metalli, con l'uso del rame. In questo periodo la Francia ha probabilmente due milioni di abitanti. Nell'età del bronzo (II millennio a. C.) si sviluppa una civiltà con funzioni più diversificate, costituita da guerrieri e mercanti, agenti di commercio alla ricerca di metalli (rame e soprattutto stagno, provenienti dalla Bretagna e dalla Gran Bretagna). Nell'età del ferro (II millennio a. C.) le civiltà di Hallstatt e di La Tène testimoniano una metallurgia di ottima qualità e un'arte funeraria evoluta per quanto riguarda le sepolture dei capi (suppellettili funerarie molto belle attestate in particolare a Vix). Quest'epoca, che coincide con quella dell'ingresso nella storia, è contrassegnata anche dall'insediamento dei celti, la cui civiltà si organizza attorno a oppida contenenti santuari (Entremont, Roquepertuse).
Nel 51 a. C. la Francia (Gallia) viene conquistata da Giulio Cesare e dopo le resistenze iniziali (Vercingetorige), si sviluppa una brillante cultura gallo-romana.
Nel V sec. le grandi invasioni mettono fine alla dominazione romana: vandali e visigoti attraversano il paese, gli unni vengono fermati ai Campi catalaunici e i franchi, con Clodoveo, occupano gran parte del territorio. Nel 511 alla morte di Clodoveo si formano i tre regni merovingi di Austrasia, Neustria e Borgogna, che si combattono tra loro e ritrovano una sembianza di unità solo effimera. Pipino de Herastal, si impadronisce dei tre regni (687) e suo figlio, Carlo Martello, sconfigge gli arabi a Poitiers (733). Nel 751 Pipino il Breve elimina l'ultimo merovingio, si fa incoronare re e fonda la dinastia carolingia.
Carlo Magno, protettore del papato, incoronato imperatore a Roma da Leone III (800), crea un impero che si estende dall'Ebro all'Elba e favorisce un rinnovamento culturale e artistico. Con il trattato di Verdun (843), l'impero viene suddiviso in tre regni. Carlo il Calvo, primo re di Francia ( Francia Occidentalis , fino all'877), e i suoi successori non sanno resistere alle pretese dell'aristocrazia feudale né ostacolare le invasioni vichinghe in Normandia (particolarmente nel 911).
Ugo Capeto, eletto re (987), fonda la dinastia capetingia. Fa consacrare suo figlio durante la propria vita, per garantire il principio dinastico. Un potente risveglio religioso (abbazia di Cluny, cavalleria, crociate), economico e urbano (comuni), la costituzione di una borghesia, lo sviluppo culturale e artistico (passaggio dall'arte romana all'arte gotica) contrassegnano i regni capetingi, malgrado la minaccia che pesa sulla Francia da parte dei re d'Inghilterra (Plantageneti). Filippo Augusto (1180-1223) dà alla monarchia il suo carattere nazionale con la lotta contro la coalizione formata dall'Inghilterra, dalla Fiandra e dall'impero tedesco (vittoria di Bouvines, 1214). Facendo riferimento al diritto romano, Filippo IV il Bello (1285-1314) rinforza l'apparato amministrativo del regno e afferma la propria indipendenza rispetto al potere temporale della chiesa. Nel 1328 Carlo IV il Bello muore senza figli e la corona passa a un principe Valois, Filippo VI.
La guerra dei Cento Anni (1337-1453) travaglia il regno dei primi Valois. Sotto Filippo VI e Giovanni II, si accumulano le disfatte (Crécy, 1346; Poitiers, 1356): l'Inghilterra si insedia nel sud-ovest. Contemporaneamente, la peste nera devasta il paese (1347-1349). Carlo V ristabilisce la situazione (1364-1380). Questa si deteriora di nuovo durante il regno di Carlo VI, il re Folle (1380-1422): la monarchia non può resistere all'alleanza del ducato di Borgogna e dell'Inghilterra e, dopo la sconfitta di Azincourt (1415), il trattato di Troyes (1420) rende l'Inghilterra padrona del paese. Carlo VII, il re di Bourges , ha maggior successo (1422-1461), grazie, tra l'altro, all'aiuto di Giovanna d'Arco (assedio di Orléans nel 1429). Gli inglesi vengono respinti fuori dalla Francia, le finanze sono restaurate (Jacques Coeur), viene organizzato un esercito permanente; l'autorità reale si estende anche alla chiesa nazionale (sanzione pragmatica di Bourges, 1438). La tendenza viene confermata sotto Luigi XI, che trionfa sui feudatari, raccoglie l'eredità della casa di Angiò e, con la vittoria su Carlo il Temerario, conquista il ducato di Borgogna (1482); nel frattempo si sta costituendo la formidabile potenza degli Asburgo. Carlo VIII (che sposa l'ereditiera della Bretagna) e Luigi XII danno inizio alle guerre d'Italia. Francesco I persegue la politica di interesse verso l'Italia, conquista Milano (Melegnano 1515), firma la pace perpetua con i cantoni svizzeri (1516), si allea con il papa e i turchi contro gli Asburgo, ma non può evitare l'alleanza di questi ultimi con l'Inghilterra; egli rafforza la monarchia all'interno e favorisce il rinascimento. Sotto Enrico II (1547-1559), continua la lotta contro gli Asburgo e l'Inghilterra; lo sviluppo del calvinismo provoca le guerre di religione che culminano nel 1572 con la notte di San Bartolomeo, gettando nella rovina il paese e riducendo l'autorità reale, sotto i suoi successori Francesco II, Carlo IX ed Enrico III.
Enrico di Navarra (Enrico IV), genero di Enrico II, eredita la corona. Egli pacifica e ricostituisce la Francia, garantisce la libertà di culto ai protestanti (editto di Nantes, 1598), ristabilisce, con Sully, le finanze e l'economia. Dopo la crisi dell'autorità monarchica con la reggenza di Maria de' Medici (1610-1624), Luigi XIII, appoggiandosi a Richelieu, elimina il pericolo protestante di stato nello stato , riduce il potere delle oligarchie feudali, sviluppa l'assolutismo e il centralismo monarchici (intendenti), crea il primo impero coloniale (Canada), ma impoverisce il paese facendolo partecipare alla guerra dei Trent'anni contro gli Asburgo. Il regno di Luigi XIV comincia con alcuni torbidi, dovuti alla minorità del re; la rivolta dei Grandi (Fronda, 1648-1652) viene tuttavia repressa, grazie all'autorità di Mazzarino. La riforma cattolica si rafforza, rispetto al protestantesimo; la Francia trionfa sulla Spagna, con il trattato dei Pirenei (1659), con il quale ottiene l'Artois e il Roussillon. Dopo il 1661, il monarca ( Re Sole ), costruttore di Versailles, incarna l'assolutismo reale, imponendolo anche alla chiesa (lotta contro i giansenisti, Port-Royal, difesa del gallicanismo, condanna del quietismo) e ai protestanti (revoca dell'editto di Nantes, 1685). Il classicismo trionfa nelle arti e nelle lettere. All'estero, alle vittorie e alle conquiste dell'inizio (Fiandre, Franca Contea, Alsazia; guerra di devoluzione, 1667-1668 e di Olanda 1672-1678) seguono alcune sconfitte (Lega d'Asburgo, 1686-1697; guerra di successione di Spagna, 1701-1714). Il regno di Luigi XV comincia con la reggenza di Filippo d'Orléans (1715-1723) che rovescia la politica di Luigi XIV, nel settore delle alleanze (l'avvicinamento all'Inghilterra) e in quella dei costumi. Alla maggiore età, Luigi XV affida il governo dello stato al cardinale Fleury e inizia a occuparsi degli affari solo dopo il 1743. L'espansione demografica e commerciale non compensano le difficoltà finanziarie crescenti, mentre il nuovo spirito filosofico minaccia l'autorità della chiesa e del re. Alle vittorie della guerra di successione d'Austria (Fontenoy, 1745) seguono i disastri della guerra dei Sette Anni e la perdita della maggior parte dell'impero coloniale a vantaggio dell'Inghilterra (trattato di Parigi, 1763). Luigi XVI è impotente a risolvere i problemi finanziari e la crisi economica degli anni '80; i riformatori (Turgot, Necker) si scontrano con i privilegi dei nobili. La politica estera ha più successo e l'intervento francese garantisce l'indipendenza americana (trattato di Versailles, 1783).
Gli Stati Generali convocati nel maggio 1789 si proclamano a partire da giugno assemblea nazionale costituente. Privilegi e diritti feudali vengono aboliti, viene pubblicata una Dichiarazione dei Diritti dell'uomo (agosto); i beni del clero, dichiarati beni nazionali, vengono venduti (novembre). Nel 1790 la proclamazione di una costituzione civile del clero avvia uno scisma all'interno della chiesa francese; la Francia viene suddivisa in dipartimenti. Nel 1791 la costituzione di settembre instaura una monarchia costituzionale basata sul censo, con assemblea unica. L'assemblea costituente (ottobre 1791-settembre 1792) è sostituita da quella legislativa e in contrapposizione all'idea monarchica si sviluppa quella repubblicana. Le nazioni straniere intervengono contro la rivoluzione a partire da aprile; i disastri all'estero, gli errori del re (fuga a Varennes) provocano la caduta della monarchia (10 agosto). Le vittorie si moltiplicano (Valmy, Jemmapes): sono annessi la Savoia e il Belgio e il 22 settembre 1792 viene proclamata la prima repubblica; il 21 gennaio 1793 il re è decapitato. Viene costituito un governo rivoluzionario (giugno 1793-luglio 1794): questo instaura un regime di terrore e respinge la coalizione nemica. La caduta del suo capo, Robespierre, è seguita dalla reazione termidoriana (luglio 1794-ottobre 1795). Viene annessa la riva sinistra del Reno; è quindi proclamata una nuova costituzione (costituzione dell'anno III). Il nuovo regime, il Direttorio, è debole e corrotto, combattuto all'interno (colpi di stato, anarchia, miseria) e all'esterno, malgrado le brillanti campagne di Bonaparte in Italia (1796-1797) e successivamente in Egitto. Di ritorno in Francia, Bonaparte si libera del Direttorio (colpo di stato del 18 brumaio anno VIII).
Primo console e padrone assoluto, Bonaparte pacifica il paese (concordato, 1801; pace di Amiens, 1802) e getta le basi di uno stato forte e centralizzato (prefetti, corti di appello, Banca di Francia, licei, codice civile ecc.). L'impero succede al consolato e Bonaparte, divenuto Napoleone I, instaura un regime sempre più autoritario. Le vittorie del 1805 (Austerliz), 1806 (Iena), 1807 (Eylau), 1809 (Wagram) gli consentono di formare un vasto impero; ma la potenza marittima britannica, intatta dopo Trafalgar (1805), la costosa guerra di Spagna, il risveglio tedesco dopo Tilsit (1807), una politica religiosa impopolare (cattività di Pio VII), la gravosità delle imposte e della coscrizione e i disastri in Russia (1812) e in Germania (1813) hanno infine ragione di lui. Nel 1814 Napoleone abdica una prima volta e i Borboni vengono rimessi sul trono (Luigi XVIII). La Francia è ridotta alle sue frontiere del 1792. Nel 1815 il ritorno di Napoleone (marzo) contrassegna l'inizio dei Cento giorni, che si chiudono con la sconfitta di Waterloo (18 giugno). Napoleone abdica una seconda volta (22 giugno). Il paese viene invaso e occupato.
La seconda restaurazione (1815-1830) ha per sovrano Luigi XVIII, che si sforza di conciliare gli elementi rivoluzionari e il ritorno alla monarchia (la Carta), e, quindi, a partire dal 1824, Carlo X, che favorendo l'ultrarealismo, provoca la rivoluzione del luglio 1830 e la propria caduta. All'estero, la Francia si impegna in una politica coloniale con la presa di Algeri (luglio 1830). Nel luglio 1830 Luigi Filippo I diventa re dei francesi , ma un potere forte (Guizot) favorisce l'ascesa della borghesia possidente, mentre la rivoluzione industriale provoca la formazione di un proletariato operaio. Di fronte alla preponderanza inglese, la politica estera rimane prudente. La crisi economica e morale degli anni 1846-1848 porta alla caduta del regime (febbraio 1848). Viene proclamata la Seconda repubblica. Inizialmente a carattere democratico (suffragio universale, libertà di stampa e di riunione), evolve, dopo l'insurrezione operaia del giugno 1848, verso la reazione, che favorisce l'ambizione di Luigi Napoleone Bonaparte, eletto trionfalmente presidente il 10 dicembre 1848. Il 2 dicembre 1851, con un colpo di stato, quest'ultimo istituisce un regime presidenziale autoritario.
Divenuto l'imperatore Napoleone III (2 dicembre 1852), Luigi Napoleone consolida il proprio potere. Il suo prestigio nazionale è garantito dalla vittoria franco-inglese in Crimea (1856). Una politica economica ambiziosa, ispirata a Saint-Simon, e lo sviluppo di grandi lavori (ferrovie, porti) trasformano l'aspetto del paese e della capitale; ma le ambiguità del suo sostegno alla realizzazione dell'unità italiana (campagna del 1858-1859) e l'opposizione della sua politica di libero scambio (1860) obbligano Napoleone III a concessioni politiche. La sfortunata spedizione nel Messico (1862-1867) non sembra tuttavia avere particolare influenza su un regime (plebiscito dell'8 maggio 1870) che si avvia verso uno sviluppo di tipo parlamentare quando la guerra franco-tedesca, dichiarata in modo superficiale, ne provoca la caduta (Sedan, 2 settembre).
Il 4 settembre 1870 viene proclamata la repubblica e formato un governo provvisorio. Questo diventa rapidamente governo di difesa nazionale. La guerra si risolve con la sconfitta francese e termina con l'armistizio firmato con la Germania. Thiers, capo del potere esecutivo quindi presidente della repubblica, lavora per risollevare le sorti della Francia e ottenere in anticipo la sua liberazione. Il 24 maggio 1873 viene sconfitto dalla maggioranza monarchica dell'assemblea che gli sostituisce il legittimista Mac-Mahon. Questi applica una politica di ordine morale . Nel gennaio 1879 le elezioni senatoriali assegnano la maggioranza ai repubblicani: Mac-Mahon si dimette; gli succede Jules Grévy. Riprende la conquista coloniale in Africa e in Asia mentre all'interno si sviluppa una depressione economica. Una serie di crisi e di scandali minaccia la repubblica (boulangismo, 1885-1889; Panam´ 1888-1893; attentati anarchici, 1894). L'affare Dreyfus (1894-1899) rinsalda i rapporti tra il blocco delle sinistre e i radicali. Ai moderati si oppongono gli estremisti, nazionalisti di destra ossessionati dall'idea di rivincita e socialisti. Cattolicesimo sociale e sindacalismo rivoluzionario diventano forze politiche. Le difficoltà economiche provocano un'agitazione sociale endemica, mentre la crescita demografica rallenta. All'estero, cresce la minaccia tedesca, a seguito delle due crisi del Marocco (1905-1911); il nazionalismo francese ne risulta rinforzato; R. Poincaré è eletto presidente della repubblica (1913). Campo di battaglia della prima guerra mondiale, la Francia esce vittoriosa dal conflitto, ma molto indebolita (ha perduto il dieci per cento della popolazione attiva e un sesto del suo reddito nazionale). Nel 1919 con il trattato di Versailles (28 giugno), la Francia ottiene l'Alsazia-Lorena. Nei confronti della Germania sconfitta, la Francia applica una politica di forza, ma non è seguita dagli altri alleati. Lo sviluppo economico effettivo è gravato dall'inflazione (fino alla stabilizzazione del franco nel 1928) e dalla crescita del debito pubblico. Il socialismo progredisce (creazione del partito comunista francese, 1920). Viene costituito un cartello delle sinistre (1924-1926) al quale succede il governo di unità nazionale di Poincaré (1926-1929) che deve svalutare il franco (24 giugno 1928). La Francia è toccata dalla crisi economica, alla quale si aggiungono instabilità di governo e scandali finanziari e politici (affare Stavinsky). Rivolte (6 febbraio 1934) e scioperi si moltiplicano. Si costituisce una coalizione di sinistra contro la lega di destra, che prepara la vittoria elettorale del fronte popolare. L. Blum, alla guida di due dei governi del fronte popolare, attua importanti riforme sociali. Il governo Daladier tenta invano di evitare il pericolo di guerra (accordi di Monaco con la Germania nazista); la beffa della guerra termina con i disastri di maggio-giugno e l'occupazione tedesca.
Il 18 giugno 1940, da Londra, il generale De Gaulle lancia un appello per la continuazione della guerra. Il 22 giugno viene firmato l'armistizio che stabilisce l'occupazione da parte della Germania di tre quinti del territorio, lasciando il governo francese padrone della zona libera. Il maresciallo Pétain instaura il regime di Vichy. Nel 1944 gli Alleati sbarcano in Normandia e il Governo provvisorio della repubblica francese formato ad Algeri sotto la presidenza di De Gaulle, si insedia a Parigi (agosto).
La quarta repubblica avvia la ricostruzione economica, favorita dagli aiuti americani (piano Marshall) e adotta un'importante legislazione sociale. Essa partecipa alla creazione delle Comunità Europee. Ma le difficoltà della decolonizzazione (guerre d'Indocina e di Algeria) e l'instabilità dei governi minano il regime.
Nel 1958 la crisi algerina porta Charles De Gaulle al potere. Egli forma la quinta repubblica, la cui costituzione rinforza i poteri dell'esecutivo. Presidente della repubblica, Charles De Gaulle ridona fiducia al paese, che avvia una grande trasformazione economica. Ma, liquidato il contenzioso algerino (1959-1962), si ricostituisce una forte opposizione di sinistra (1963-1967). La crisi che scoppia nel maggio 1968 non interessa solo il regime, ma anche le basi di una società che non sembra più in grado di soddisfare i bisogni dei giovani. L'unione del movimento operaio e del movimento degli studenti si sviluppa nella sua ampiezza e gravità. De Gaulle riesce tuttavia a controllare la situazione. Il 28 aprile 1969 il generale De Gaulle presenta le proprie dimissioni, dopo la sconfitta nel referendum sulle regioni e il senato. Georges Pompidou, secondo presidente della quinta repubblica, si pone come obiettivo prioritario l'espansione industriale e commerciale, ma la malattia abbrevia il suo settennato. Valery Giscard d'Estaing porta avanti una politica più apertamente europea di quella dei suoi predecessori; egli si scontra con le reticenze dei gollisti di stretta obbedienza e con un'opposizione di sinistra raccolta a partire dal 1972 attorno a un programma comune di governo. Nel 1981 F. Mitterrand viene eletto presidente della repubblica. La sinistra ritorna al potere dopo un quarto di secolo e ministri comunisti partecipano al governo. Viene attuato un programma di riforme (abolizione della pena di morte, decentramento regionale, nazionalizzazioni). Nel 1986 la vittoria dell'opposizione alle elezioni legislative e regionali (16 marzo 1986) crea una situazione inedita nella storia della quinta repubblica, la coabitazione di un presidente di sinistra e di un primo ministro di destra (J. Chirac). Il nuovo governo attua una politica di ispirazione liberale (privatizzazione delle banche e dei grandi gruppi industriali e di informazione). Nel 1988 François Mitterrand viene rieletto alla presidenza della repubblica. I socialisti ritrovano la direzione del governo. La vittoria consistente dell'opposizione alle elezioni legislative (28 marzo 1993) è seguita da un secondo periodo di coabitazione, con E. Balladur al posto di primo ministro. Il governo attua un programma centrato sul risanamento economico (privatizzazioni), la sicurezza e il controllo dell'immigrazione (riforma del codice della nazionalità e del diritto d'asilo). Nel 1995 Jacques Chirac viene eletto presidente della repubblica. L'annuncio dell'avvio di una politica di rigore e il piano di riforma della previdenza sociale presentato dal governo in novembre suscitano (in particolare nel settore pubblico) un vasto movimento di protesta, rivelatore di una crisi sociale più profonda. Il 1° giugno 1997 la destra del presidente francese in carica Jacques Chirac viene sconfitta al ballottaggio dalla sinistra guidata dal socialista Lionel Jospin. Attualmente il presidente è Nicolas Sarkozy.
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