Il Trattato di Versailles (1919)
Il trattato di Versailles, anche detto patto di Versailles, è uno dei trattati di pace che pose ufficialmente fine alla prima guerra mondiale. Fu stipulato nell'ambito della Conferenza di pace di Parigi del 1919-1920 e firmato da 44 Stati il 28 giugno 1919 a Versailles, in Francia, nella Galleria degli Specchi del Palazzo di Versailles. È suddiviso in 16 parti e composto da 440 articoli.
Il trattato di Versailles sancì la nascita della Società delle Nazioni, uno dei Quattordici Punti del presidente degli Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson. La Società delle Nazioni era un'organizzazione intergovernativa con lo scopo di arbitrare i conflitti tra le nazioni prima che si arrivasse alla guerra. Il suo statuto, la Convenzione della Società delle Nazioni, occupava i primi 26 articoli del trattato di Versailles.
Tra le disposizioni previste dal trattato di Versailles c'era la perdita delle colonie e di territorio da parte della Germania. La lista di ex province tedesche che cambiarono appartenenza comprende:
* l'Alsazia-Lorena, restituita alla Francia;
* lo Schleswig settentrionale, fino a Tondern nello Schleswig-Holstein, alla Danimarca (in seguito a un plebiscito);
* gran parte della Posnania e della Prussia occidentale e parte della Slesia alla Polonia;
* la città di Danzica con il delta della Vistola sul mar Baltico, venne resa Città libera di Danzica, sotto l'autorità della Società delle Nazioni e della Polonia.
L'articolo 156 del trattato trasferì al Giappone le concessioni tedesche nello Shandong, in Cina, anziché restituirne l'autorità sovrana alla Cina. I cinesi, oltraggiati da questa disposizione, diedero vita a delle dimostrazioni e al movimento culturale conosciuto come movimento del quattro maggio.
Il trattato di Versailles oltre ad abolire la coscrizione per la Germania, pose anche grosse limitazioni alle forze armate tedesche, che non dovevano superare le 100.000 unità.
Il trattato stabilì una commissione che doveva determinare le esatte dimensioni delle riparazioni che dovevano essere pagate dalla Germania. Nel 1921, questa cifra fu ufficialmente stabilita in 33 miliardi di dollari. I problemi economici che questi pagamenti comportarono sono spesso citati come la principale causa della fine della Repubblica di Weimar e della ascesa di Adolf Hitler, che inevitabilmente portò allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Gli Stati Uniti d'America non ratificarono mai il trattato. Le elezioni del 1918 avevano visto la vittoria del Partito Repubblicano, che prese il controllo del Senato e bloccò due volte la ratifica (la seconda volta il 19 marzo 1920), alcuni favorivano l'isolazionismo e avversavano la Società delle Nazioni, altri lamentavano l'eccessivo ammontare delle riparazioni. Come risultato, gli Stati Uniti non si unirono mai alla Società delle Nazioni e in seguito negoziarono una pace separata con la Germania: il trattato di Berlino del 1921, che confermò il pagamento delle riparazioni e altre disposizioni del trattato di Versailles ma escluse esplicitamente tutti gli articoli correlati alla Società delle Nazioni.
Un compromesso
I "quattro grandi" erano il primo ministro britannico David Lloyd George, il presidente del consiglio francese Georges Clemenceau il Presidente del consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando e il presidente statunitense Woodrow Wilson. Al trattato di Versailles fu difficile stabilire una linea comune, perché ognuno era stato trattato differentemente dai tedeschi durante la guerra. A causa di ciò, il risultato venne definito un compromesso, che non piacque a nessuno.
La Francia aveva sofferto la gran parte delle perdite durante la guerra e gran parte di questa era stata combattuta sul suolo francese. La nazione era in rovina, con molti danni subiti da edifici storici e risorse importanti. George Clemenceau voleva dalla Germania riparazioni che permettessero di ricostruire e riparare i danni causati dai tedeschi. In tutto, 750.000 case e 23.000 fabbriche erano state distrutte e vennero chiesti i soldi per la ricostruzione di una nazione in brandelli. Nel 1871, Francia e Germania avevano già combattuto una guerra, e la Germania aveva preso alla Francia la zona dell'Alsazia-Lorena. Clemenceau voleva anche proteggersi contro l'eventualità di altri possibili attacchi futuri della Germania, e richiese la demilitarizzazione della Renania, e che truppe alleate pattugliassero quell'area. Questa venne chiamata "zona di sicurezza territoriale". Inoltre la Francia volle anche ridurre drasticamente il numero di soldati dell'esercito tedesco in modo controllabile. Come parte delle riparazioni, la Francia volle che le venisse dato il controllo di molte delle fabbriche tedesche.
Non solo la Francia voleva punire severamente la Germania, voleva anche preservare il suo impero e le sue colonie. Mentre gli Stati Uniti portavano avanti una convinzione nell'"autodeterminazione" etnica o nazionale, Francia e Regno Unito volevano mantenere i loro preziosi imperi. Clemenceau rappresentò abbondantemente la popolazione francese nel suo desiderio di vendetta sulla nazione tedesca. Clemenceau voleva anche proteggere dei trattati segreti e permettere blocchi navali attorno alla Germania, così che la Francia potesse controllare le merci importate ed esportate dalla nazione sconfitta. Era il più radicale dei "tre grandi" e fu chiamato "le Tigre" per questa ragione.
La Gran Bretagna giocò un ruolo più defilato, in quanto il suo territorio non era stato invaso. Tuttavia molti soldati britannici morirono sulla linea del fronte in Francia e quindi la popolazione britannica chiedeva una punizione dura per la Germania. Il primo ministro Lloyd George pur volendo delle riparazioni severe, chiese molto meno dei francesi. Lloyd George era conscio che se le richieste francesi fossero state accolte, la Francia sarebbe diventata estremamente potente nell'Europa Centrale e un delicato equilibrio si sarebbe spezzato. Pur volendo assicurarsi che questo non accadesse, anche lui voleva che la Germania pagasse. Lloyd George era anche preoccupato dalla proposta di Woodrow Wilson per l'autodeterminazione e, come per i francesi, voleva preservare l'Impero Britannico. Questa posizione era parte della competizione tra i due più grandi imperi del mondo e della battaglia per preservarli. Come i francesi, anche Lloyd George supportò i blocchi navali e i trattati segreti.
Dall'altra parte, Woodrow Wilson aveva punti di vista differenti su come punire la Germania. Aveva già proposto i quattordici punti prima ancora della fine della guerra, che erano molto meno duri di quanto i francesi o i britannici volessero. Poiché la popolazione americana aveva vissuto la guerra solo a partire dall'aprile 1917, sentiva di dover uscire dalla "confusione europea" il più in fretta possibile. Comunque, il presidente Wilson voleva istituire una politica mondiale che assicurasse che niente di simile sarebbe più accaduto. Allo scopo di mantenere la pace, venne fatto il primo tentativo di creare una corte mondiale, la Società delle Nazioni. La teoria era che se le nazioni più deboli venivano attaccate, altre avrebbero garantito loro protezione dagli aggressori.
In cima a tutto ciò, Wilson promosse l'autodeterminazione che incoraggiava le nazionalità (o i gruppi etnici) a pensare, governare e controllare se stessi. Questa nozione di autodeterminazione risultò in un aumentato sentimento patriottico in molti paesi che erano o erano stati sotto il controllo dei vecchi imperi. L'autodeterminazione era, e continua ad essere, una fonte di attrito tra differenti gruppi etnici in tutto il mondo, nel momento in cui ogni gruppo cerca di migliorare la sua posizione nel mondo.
L'accettazione da parte di molti popoli del concetto di autodeterminazione fu l'inizio della fine di questi imperi, compresi quello francese e quello britannico. L'autodeterminazione è in parte la ragione per cui così tante nazioni si formarono nell'Europa Orientale; Wilson non voleva contribuire ad incrementare le dimensioni di Gran Bretagna, Francia, o Italia. Ci furono anche lotte nelle province orientali della Germania, che erano fedeli all'imperatore, ma non volevano essere parte di una repubblica: la grande sollevazione polacca nella provincia di Posen e 3 sollevazioni slesiane nella Slesia superiore.
Gli aggiustamenti territoriali vennero fatti con l'obiettivo di raggruppare assieme delle minoranze etniche ai loro stati, liberi dalla dominazione dei potenti imperi di un tempo, in particolar modo, l'Impero austro-ungarico e l'Impero ottomano. I trattati segreti vennero scoraggiati e Gran Bretagna e Francia acconsentirono ad una riduzione degli armamenti di tutte le nazioni con disapprovazione. Questa riduzione supponeva una riduzione indiretta della capacità da parte delle marine di creare dei blocchi.
Le condizioni imposte dagli alleati
Quando il trattato di Versailles venne concluso, la Germania fu costretta a pagare agli alleati 6.600.000.000 di sterline (132 miliardi di marchi oro), cedere tutte le colonie, accettare la colpa per la guerra, ridurre le dimensioni delle sue forze armate (sei navi da guerra, 100.000 soldati e nessuna aviazione) e cedere territorio a molte nazioni, tra cui Belgio, Francia, Danimarca, e Polonia.
Per la Germania particolarmente pesanti sul piano morale risultarono gli articoli 227, nel quale l'ex imperatore Guglielmo II veniva messo in stato d'accusa di fronte ad un venturo Tribunale Internazionale "per offesa suprema alla morale internazionale" e l'art. 231, in cui "la Germania riconosce che lei ed i suoi alleati sono responsabili, per averli causati, di tutti i danni subìti dai Governi Alleati ed associati e dai loro cittadini a seguito della guerra, che a loro è stata imposta dall'aggressione della Germania e dei suoi alleati". Quest'ultima clausola (la Germania come unica responsabile del conflitto) viene ancor oggi dibattuta dagli studiosi in seguito all'importante contributo dello storico tedesco Fritz Fischer del 1961.
I cosiddetti "quattro grandi" sapevano ancor prima di incontrarsi di voler punire la Germania. La Francia voleva vendetta, il Regno Unito voleva una Germania relativamente forte economicamente per controbilanciare il predominio continentale della Francia, gli Stati Uniti, invece volevano la creazione di una pace permanente il più in fretta possibile, così come la distruzione dei vecchi imperi, mentre l'Italia era desiderosa di poter ampliare i propri possedimenti coloniali e completare, finalmente, l'opera risorgimentale con l'annessione delle terre italiane sotto il dominio Austroungarico. Il risultato fu un compromesso che non lasciò nessuno soddisfatto:
« Questa non è una pace, è un armistizio per vent'anni »
(Ferdinand Foch, ufficiale francese al comando degli Alleati nella Prima guerra mondiale; 1920.)
Gli osservatori più acuti, come l'economista britannico John Maynard Keynes, criticarono duramente il trattato: non prevedeva alcun piano di ripresa economica e l'atteggiamento punitivo e le sanzioni contro la Germania avrebbero provocato nuovi conflitti e instabilità, invece di garantire una pace duratura. Keynes espresse questa visione nel suo saggio The Economic Consequences of the Peace (Le conseguenze economiche della pace).
Interpretazioni storiche
Il principio della riorganizzazione, su base etnica, della carta dell'Europa, accolto dal trattato in base ai Quattordici punti di Woodrow Wilson, paradossalmente - secondo lo storico britannico Eric Hobsbawm - fornì una giustificazione alle successive pulizie etniche e, addirittura, all'Olocausto degli Ebrei[2]. A conferma di ciò si ricorda che l'art. 1 del programma dell'NSDAP di Hitler, stilato nel febbraio del 1920, chiede testualmente 'La costruzione di una Grande Germania che riunisca tutti i tedeschi in base al diritto della autodeterminazione dei popoli'.
La "fine" del trattato
In data 3 ottobre 2010 la Germania ha finito di pagare i debiti imposti dal trattato in occasione del ventesimo anniversario della riunificazione tedesca.
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