Le Seconde Invasioni e La Ristrutturazione del Territorio Europeo

Le Seconde Invasioni e La Ristrutturazione del Territorio Europeo

Le Seconde Invasioni e La Ristrutturazione del Territorio EuropeoGli slavi erano una popolazione sedentaria, dedita all’agricoltura e all’allevamento. Erano organizzati in piccoli gruppi tribali e comunità di villaggio. Tra l’8 e il 9 secolo iniziarono a delinearsi tre principali gruppi di popolazioni: gli slavi orientali, gli slavi occidentali, gli slavi meridionali, che approfittando della debolezza dell’impero bizantino, si stanziarono nei territori balcanici. Nel 1800 nacque il mito dello slavo come ospite non gradito, ripreso dal nazismo. Sia i franchi che i bizantini favorirono l’evangelizzazione di questa popolazione (Cirillo e Metodio). Gli ungheresi apparvero improvvisamente in occidente nella seconda metà del 9 secolo, e probabilmente essi provenivano dalle pianure degli Urali settentrionali. L’insediamento in Pannonia ebbe come risultato i primi scontri con gli eserciti occidentali (incastellamento). Avevano un’ottima tecnica di battaglia. Vennero sconfitti nel 995 da Ottone I e per questo mitigarono la loro aggressività. I saraceni erano gli arabi e la popolazione islamizzata del nord Africa Nell’827 conquistarono la Sicilia e saccheggiarono Roma nell’846. A costoro mancava un centro coordinatore, quindi non si sapeva dove colpire. I normanni (popolazioni scandinave) furono protagonisti a partire dal 9 secolo di un’espansione a raggiera, grazie anche a certe imbarcazioni in grado di percorrere al contrario i fiumi. Si stanziarono in alcune propaggini della Gallia, dette poi Normandia, nel 911. Tra il 1050 e il 1080 grazie ad una spedizione avviarono la conquista della Sicilia e dell’Italia meridionale, e conquistarono anche il regno di Inghilterra,

IL TRIONFO DEI POTERI LOCALI NELLE CAMPAGNE E NELLE CITTA’
Feudalesimo è una parola che non si trova nelle fonti coeve alla nascita del fenomeno. Il termine venne coniato nel 1700 nell’ambito culturale illuministico. La parola feudo trae origine dall’antico germanico fihu, che significava gregge e che ben presto assunse il medesimo significato del tardo latino beneficio, causando così agli storiografi molta confusione. La storiografia contemporanea distingue le diverse componenti del rapporto vassallatico beneficiario per chiarire con maggiore precisione le fasi di sviluppo: prima fase (8-9 secolo) diffusione del rapporto vassallatico beneficiari; seconda fase (9-10 secolo) viene meno l’impero carolingio e l’aristocrazia prende il potere, ereditarietà degli incarichi pubblici; terza fase (9-prima metà del 12 secolo) massima frammentazione del potere pubblico su scala locale, cioè l’ordinamento signorile, e nascita del castello; quarta fase (dalla seconda metà del 12 secolo in avanti) i poteri signori vengono progressivamente coordinati all’interno di nuove compagini territoriali e i signori locali assoggettati ai regni mediante nuovi strumenti giuridici, che vengono a costituire il diritto feudale. Il capitola di Quierzy, una disposizione emanata da Carlo il Calvo nell’877, riconosceva l’autonomia delle aristocrazie europee e l’ereditarietà dei benefici e delle cariche maggiori. Su questa frammentazione del potere pubblico cercò di incidere nella prima metà dell’11 secolo l’imperatore Corrado II, emanando nel 1037 una disposizione detta Edictum de beneficis: il testo stabiliva l’ereditarietà dei benefici minori, precisando che nessun vassallo poteva essere privato del beneficio ottenuto senza una giusta causa, che doveva essere giudicata da un tribunale o dal sovrano. Uno dei fenomeni più vistosi che accompagnarono la fine dell’impero carolingio fu l’incastellamento, che divenne anche il mezzo per estendere l’autorità del grande proprietario su tutti i residenti dell’area in cui si trovava la grande proprietà. Si distingue tra due forma di signoria, quella fondiaria e quella territoriale. La prima è l’insieme dei poteri che un grande proprietario di fatto si trovava a esercitare sui lavoratori di condizione servile che gli appartenevano e anche sui coloni liberi che lavoravano le sue terre (corvées); la signoria detta territoriale o di banno, è legata inscindibilmente al fenomeno dell’incastellamento: si tratta infatti dell’esercizio di una serie di prerogative in gran parte analoghe a quella della signoria fondiaria, ma applicate anche a soggetti non legati da alcun vincolo di natura patrimoniale al proprietario del castello. Il signore in questo caso poteva chiedere prestazioni di lavoro per la manutenzione e il pagamento delle tasse (fodro, albergaria, curadia). Riscuoteva inoltre una taglia, ossia un versamento in denaro dovuto all’intera comunità come riconoscimento della funzione di protezione. Il signore amministrava la giustizia e stabiliva un monopolio sulla vendita di generi indispensabili. Nelle città il vescovo aveva un primato sia spirituale che civile, tant’è che si occuparono della sicurezza dei cittadini durante le seconde invasioni. Durante il 10 secolo ottennero oltre all’immunità la districtio, ossia l’autorità di costringere, l’essenza cioè del potere pubblico.

IMPERO E REGNI NELL’ETA’ POST CAROLINGIA
Dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell’887, i vari territori dell’impero carolingio conobbero diversi sviluppi politici e istituzionali. Il potere effettivo dei re di Francia si ridusse a un’area molto limitata attorno a Parigi. Il titolo regio venne conteso dai lontani eredi di Carlo Magno, e Ugo Capeto nel 987 della famiglia dei Robertingi poi ribattezzata Capetingi divenne sovrano. Aveva un’autorità d’ordine morale e religioso, ma dei poteri limitati. Dopo l’887 oltre a quello di Francia si costituirono due regni a carattere regionale, quello di Provenza e quello di Borgogna. Il regno italico mantenne all’incirca la stessa estensione geografica del regno longobardo; la guida del regno fu contesa tra i rappresentanti delle principali famiglie dell’aristocrazia. Quattro grandi famiglie (Spoleto, Toscana, Ivrea e Friuli), si schierarono grosso modo (i signori del centro contro quelli del nord). Per alcuni decenni a contendersi il regno fu il marchese del Friuli Berengario I, ma fu richiesto l’intervento di Rodolfo re di Borgogna, che tenne il titolo di re d’Italia dal 924 al 926, successivamente quello di Ugo re di Provenza, che riuscì a mantenere la guida del regno per 20 anni. Egli lasciò il regno al figlio Lotario, che morì poco dopo nel 950 lasciando i marchesi d’Ivrea al potere, con la figura di Berengario II. Ottone I, chiamato sposò Adelaide la moglie di Lotario, e si fece giurare fedeltà da Berengario. Nel regno dei franchi orientali, definito teutonico, nell’887 i grandi elesse re un esponente della dinastia carolingia. Esistevano degli ampi ducati regionali. Nel 919 venne eletto Enrico I di Sassonia, e dopo suo figlio Ottone I. Il suo regno, durato dal 936 al 973, è servito a riempire nuovamente di significato il titolo imperiale. Agì in modo innovativo, cercando di stabilire legami con i grandi del regno. Il richiamo all’età carolingia e alla tradizione imperiale romana e bizantina riguardò soprattutto gli aspetti simbolici del potere, come il rito della sacra unzione o il Privilegium Othonis che riconosceva le proprietà e i diritti della chiesa di Roma, ma ribadiva anche il principio che il papa dovesse prestare giuramento all’imperatore. Conquistati il regno italico e la corona imperiale nel 962, Ottone I cercò di rafforzare la propria posizione in Italia a danno dei domini bizantini del meridione, ma il progetto matrimoniale fra suo figlio e la nipote di Zimisce fallì. Morto Ottone I nel 973, Ottone II si trovò a fare i conti con troppe ostilità, e alla sua morte, nel 983, suo figlio Ottone III era molto piccolo. Nel 996, quando ebbe 16 anni, assunse i titoli paterni ma morì nel 1001 a causa della sua convinzione che il solo titolo di imperatore bastasse. Fu eletto re di Germania Enrico II, duca di Baviera, ma morto nel 1024 e senza eredi, lasciò il titolo a Corrado II, duca di Franconia, appartenente alla famiglia dei Salii che riuscì a mantenere la corona imperiale per 4 generazioni sino al 1125.

L’ANNO MILLE: CONTINUITA’ E TRASFORMAZIONI
Quando l’anno 1000 scoccò quasi nessuno vi fece caso, poiché i sistemi di datazione erano ancora diversi da una località all’altra e gli anni si contavano secondo gli anni di un regno o di un impero. Inoltre non era leggenda popolare l’idea apocalittica. Vi fu sicuramente uno sviluppo tecnologico, come il mulino ad acqua, l’aratro, il giogo frontale, la rotazione triennale (il maggese a riposo ogni 3 anni). Vi fu un allargamento degli spazi coltivati (all’interno delle curtes, ma anche spazi nuovi come le ville nuove o i borghi franchi, cioè esentati dalle tasse). Tra la fine dell’11 e l’inizio del 12 si ricavarono nuovi terrene dall’acqua (le Fiandre e la pianura padana). Già nel 10 secolo entrò in crisi il sistema curtense. Avvenne la mutazione feudale, cioè la nascita di una forma di controllo politico del territorio definita signoria di banno, che portò anche a un cambiamento dell’economia, facendo emergere una nuova domanda da parte dei signori di banno che per soddisfare i loro bisogni incrementarono la produzione.

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