I Franchi e l’Europa Carolingia

I Franchi e l’Europa Carolingia

I Franchi e l’Europa CarolingiaDopo la morte di Clodoveo, il regno fu diviso dai suoi 4 figli; Clotario II riuscì ad assumere per breve tempo il controllo di tutto il regno e i suoi figli Chilperico e Sigiberto avviarono un periodo di conflittualità, dove anche una donna, Brunilde, vedova di Sigiberto giocò un ruolo importante. Clotario II, figlio di Chilperico, come atto simbolico della presa del potere fece uccidere Brunilde in modo estremamente violento e rafforzò l’organizzazione politico amministrativa del regno consolidando la sua articolazione nei tre regni regionali; emersero grazie al loro appoggio al re Arnolfo e Pipino il Vecchio, e la figlia di quest’ultimo sposò il figlio del primo, unificando così le due famiglie. Dopo la battaglia di Poitiers, il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve fece deporre Childerico III nel 751, sostituendolo così alla guida del regno, e dando vita alla nuova e sacralizzata dinastia dei carolingi. Essi iniziarono una lotta di espansione, partendo dalla cacciata dei longobardi tra il 754 e il 756. Dopo la sua morte, il regno fu spartito tra Carlo Magno e Carlomanno, ma poichè quest’ultimo morì precocemente, Carlo fu l’unico controllore del regno. Egli avviò una guerra contro i sassoni (sud della Francia), contro la Germania meridionale, e una spedizione in Spagna che terminò con una sconfitta nel 778 (chanson de Roland). Difendendo il papa e sconfiggendo i longobardi, Carlo Magno si presentava come il nuovo re cristiano (liberò nell’800 il papa Leone III dall’aristocrazia romana): fu incoronato imperatore il 25/12/800. Fu eletta residenza principale Aquisgrana, dove esercitavano l’amministrazione centrale il conte palatino e l’arcicappellano; fu elaborata la carolina e furono chiamati a corte i più grandi intellettuali dell’epoca. Nell’806 con un atto ricordato come divisio imperii fu deciso che il regno sarebbe stato diviso tra i suoi 3 figli, ma quando morì nel 814, a causa della morte degli altri figli, l’impero passò a Ludovico detto il pio. La sua ordinatio imperi del 817 decise che il regno sarebbe stato diviso tra i suoi 3 figli, e nel 824 la constitutio romana vincolava la consacrazione papale a un precedente giuramento di fedeltà all’imperatore. A partire dall’830 vi fu una forte conflittualità interna alla famiglia, che sfociò nel 842 con i giuramenti di Strasburgo, dove Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si giurarono reciprocamente fedeltà, e nell’843 a Verdun i tre fratelli trovarono un accordo: Ludovico avrebbe regnato sui territori a est del Reno, Carlo sui territori a ovest, e Lotario sulla Lotaringia e il regno d’Italia. L’impero carolingio cessò di esistere nell’881, quando non c’erano più eredi (Ludovico II) e chi governava era un incapace (Carlo il Grosso).

CONTI E VASSALLI, FEUDI E COMITATI
Efficaci forme di organizzazione sociale e politica si realizzarono nel regno dei franchi tra il 7 e l’8 secolo. Una di queste fu la formalizzazione dei rapporti vassallatico beneficiari. Si usa far risalire questo fenomeno ai primi decenni dell’8 secolo, durante l’età di Carlo Martello. Si trattava di un contratto stretto liberamente tra due persone, una delle quali si impegnava alla fedeltà, l’altra al mantenimento. Con il giuramento di fedeltà il vassallo entrava nella clientela del potente; questi si impegnava a mantenerlo, o direttamente nella propria casa, oppure indirettamente, concedendogli fonti di reddito quali terre o altri beni di diversa natura. L’oggetto di tali concessioni fu definito beneficio, al quale nel tempo fu preferito feudo. La stessa organizzazione economica della grande proprietà tipica del mondo franco, il sistema detto curtense, contribuiva a consolidare tale situazione. Le grandi aziende, le corti, tendevano infatti ad assorbire la piccola proprietà. All’interno dei diversi regni vennero designate delle circoscrizioni pubbliche dette comitati, al cui interno un funzionario regio, il conte, amministrativa la giustizia. Nelle zone di confine furono istituite le marche, territori più ampi coordinati da un marchese, in cui era particolarmente importante l’organizzazione militare. Questi funzionari erano legati al re tramite il rapporto vassallatico beneficiario, e venivano scelti per la loro posizione sociale e il prestigio di cui godevano, ma non era facile indovinare la loro fedeltà: furono istituite così forme di controllo, quali i missi dominici (portavoce diretta dell’autorità imperiale) che diffondevano sul territorio i capitolari, cioè le leggi emanate dal sovrano. La gerarchia ecclesiastica vide ogni vescovo diventare missus della propria diocesi. L’immunità comportava la concessione formale da parte del sovrano a taluni proprietari di una particolare prerogativa che rendeva le loro proprietà immuni dall’esercizio del potere regio da parte dei funzionari pubblici preposti al territorio.

ECONOMIA E PAESAGGI
Nei 4 secoli tra 200 e 600 la popolazione europea diminuì drasticamente, per ricominciare a crescere solo verso il 700 e toccare intorno al 1000 un livello vicino a quello di partenza (30-40 milioni). I contadini del tardo impero avevano visto il diffondersi della conduzione indiretta, ossia la concessione di lotti di terreno a famiglie di contadini, tenuti al pagamento di un affitto in denaro o in natura. Si trattava di casati se le famiglie erano schiavi, coloni se erano coltivatori liberi e quindi non obbligati a risiedere sulla terra. Fra 3 e 4 secolo anche i coloni furono legati alla terra. Quando le terre rendevano di più che per la sopravvivenza, il surplus era per metà assorbito dalla fiscalità imperiale, il resto era per il mercato. Dal 550 non si trovano più tracce di un fisco pubblico, anche a causa delle popolazioni barbariche. Una prima conseguenza fu la contrazione degli scambi in moneta. Cominciarono a dilatarsi le macchie di boschi, e crebbe l’importanza dell’economia forestale (allevamento, caccia, legname). Vi fu una drastica diminuzione delle rese cerealicole e una crescita dell’incolto. La fine della tassazione romana, a partire dal 7 e 8 secolo, ha messo in circolo sul lungo periodo la ricchezza, creando una domanda economica diversa. Il sistema curtense si basa sulla bipartizione delle aziende in un settore a conduzione diretta (dominico) e uno a conduzione indiretta (massaricio), formato da piccole aziende familiari contadine. Si basa anche sullo stretto legame tra queste due parti, rappresentato dall’obbligo per i contadini del massaricio di prestare corvées sulle terre del dominico, a integrazione del lavoro degli schiavi che vi risiedevano in permanenza, a totale carico del proprietario che forniva loro alloggio e vitto. In Italia il sistema curtense si affermò solo dopo la conquista franca del 774, e fu dappertutto la base per una ripresa economica.

LA CITTA’
La struttura politico amministrativa dell’impero romano aveva concepito le città come centri di coordinamento del territorio. A scomparire a causa della crisi dell’impero furono prima i centri minori, ma la grande maggioranza delle città sopravvisse grazie alla presenza del vescovo, e polo aggregativo non fu più il forum romano ma la cattedrale e gli edifici a essa correlati. Centri importanti di coordinamento si affermarono nelle campagne (longobardi), nelle aree bizantine le città mantennero in sostanza il loro ruolo. La conquista carolingia del regno dei longobardi determinò una rinnovata attenzione al ruolo delle città (lodi di città). La città ha mantenuto anche il suo ruolo di mercato, e i rapporti con l’oriente non sono mai venuti meno. Di notevole rilievo era l’attività manifatturiera, e in particolare quella tessile. Con molto impegno i vescovi chiesero di poter legittimare il loro diritto di ricavare i proventi connessi a pedaggi e alle tasse.

ALFABETISMO E CULTURA SCRITTA
Dal 4 secolo la capacità di scrivere andò concentrandosi nelle mani di un numero sempre minore di persone. Il mondo romano era altamente alfabetizzato, ma con la sua crisi scomparvero le scuole e questo portò al degrado. Si può distinguere un alto livello di istruzione legato a pochissimi, e una generale analfabetizzazione, che riguardava anche il saper leggere. Restarono tuttavia in piedi le scuole cristiane, che attorno al 6 secolo divennero anche le scuole per i laici. Dall’8 secolo, accanto alle scuole vescovili sorte presso le chiese cattedrali si diffusero anche quelle monastiche. Carlo Magno si applicò in particolare alla riforma liturgica (uguale per tutti i chierici), il miglioramento della formazione del clero, la riaffermazione dell’importanza della scrittura nell’amministrazione. Ai bambini la lettura fu insegnata secondo il metodo classico (apprendimento delle lettere, sillabe, memorizzazione delle frasi). Più raro fu l’insegnamento della scrittura. La formazione superiore riguardava le arti del Trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivio (matematica, geometria, musica, astronomia).

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