La Costruzione Delle Monarchie Feudali

La Costruzione Delle Monarchie Feudali

La Costruzione Delle Monarchie Feudali
Le grandi monarchie europee provvidero a differenziarsi dai signori locali rivendicando titoli e funzioni superiori e instaurando con lo stesso gruppo relazioni vassallatico beneficiarie da cui apparisse chiaramente la loro posizione di preminenza. I re rivendicarono la sacralità del loro potere. Ai vassalli non era più richiesto l’obbligo del servizio armato, perché erano legati a signori diversi. Dalla fine dell’11 secolo alcuni grandi principi territoriali imposero l’omaggio ligio ai loro vassalli, che era in caso di conflitto il maggiore omaggio prestato, e si iniziò a far ricorso al feudo di ripresa. Con questa pratica il vassallo cedeva loro un bene che veniva tuttavia immediatamente riconcesso in feudo allo stesso vassallo. In tal modo il signore otteneva il riconoscimento formale della propria supremazia. Con la battaglia di Hastings del 1066 Guglielmo duca di Normandia conquistò l’Inghilterra, ponendo fine alla monarchia anglo sassone. Furono impiantita una fitta rete di castelli, evitandone però l’accorpamento. Si mantenne la carica di sherifs, ma essendo poi una minaccia per il potere regio, ne fu ridotto il potere durante il regno di Enrico II, che cercò anche di sottomettere alla giustizia regia il clero (Assise di Clarendon). La Magna Charta, un documento scritto nel 1215 dalla coalizzazione di chiesa e baroni limitava l’eccessiva autorità del potere regio, che intanto sotto il regno di Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra cominciò a scricchiolare. Il regno dei Capetingi era piuttosto ristretto fino a quando Luigi VI tra il 1111 e il 1115 cominciò ad espandersi. Nel 1152 Eleonora, moglie di Luigi VII, divorziò e sposò Enrico, portandogli in dote l’Aquitania . Costui sarebbe divenuto re di Inghilterra due anni dopo. Ciò fece nascere una guerra durata fino al 1177. Nonostante questo Luigi fece delle buone riforme e le cose proseguirono in tale direzione anche sotto il regno di Filippo Augusto, che ingrandì il regno grazie al matrimonio con Isabella e dopo la morte di Enrico riuscì ad riappropriarsi delle terre al di qua della Manica. Istituì i balivi e i prevosti, intensificando il controllo amministrativo. I normanni chiamati in Italia dai longobardi e dai bizantini ottennero Melfi e Aversa. Il papa Leone IX, preoccupato di questa nuova presenza, costituì un esercito ma fu sconfitto nel 1053. Nel 1059 Niccolò II, negli accordi di Melfi del 1059, stipulò che in cambio della sottomissione feudale al papato sarebbe stato loro il principato di Capua e il ducato di Puglia, Calabria e Sicilia (se l’avessero conquistata dai musulmani). Tra la fine del 10 e l’inizio del 14 secolo i verificò la reconquista. Alla base di questo processo vi fu la generale crisi del mondo musulmano. Nella prima metà del 11 secolo nacquero la contea di Castiglia e l’Aragona.

Societa’ Cittadina e Origine Degli Ordinamenti Comunali
Nel processo di dissoluzione dell’impero carolingio la progressiva frammentazione del territorio e del potere pubblico in una molteplicità di signorie locali si accompagnò, in Italia, all’acquisizione di diritto o di fatto da parte dei vescovi dell’intera gamma dei poteri pubblici all’interno delle città. Assunsero importanza un insieme di persone che contribuirono all’effettivo governo della città. A Milano, nella prima metà dell’11 secolo, c’erano i capitanei (grandi signori stretti da legami vassallatico beneficiari con la chiesa arcivescovile) e i valvassores, che a loro volta erano legati con i capitanei. Negli anni 30 scoppiò un conflitto perché i valvassores volevano trasmettere il loro titolo per ereditarietà, ma l’arcivescovo si schierò contro come i capitanei e quindi ebbero la meglio. Tutto si complicò a causa di Corrado II che nel 1037 emanò l’Edificum de beneficiis per cui i vassalli dei capitanei potevano trasmettere per ereditarietà i loro benefici. Si creò così nella sola Milano una cittadina divisa in ordines, ossia in strati caratterizzati da una diversa condizione giuridica. Sia il potere imperiale, sia l’autorità papale imposero alle città vescovi estranei alla società locale. I cittadini si distaccarono dalla figura del vescovo e sostituirono la riunione spontanea dei cittadini davanti alla cattedrale con assemblee non elettive che chiamarono arenghi; queste assemblee elessero dei consoli, che furono la guida del nuovo organismo che da queste innovazioni istituzionali prendeva vita: il comune (accadeva quasi in tutte le città coinvolte intorno al 1100). Si fece ricorso al diritto romano, che fu lo strumento base per la convivenza civile. Nei comuni dell’Italia centro settentrionale fu rapida la conquista dei contadi.

La Nascita Della Cavalleria e L’invenzione Delle Crociate
Attorno al 1000 lo sviluppo e la diffusione di signorie di banno incentrate su castelli avevano reso necessario un numero crescente di specialisti della guerra. Sono questi i milites delle fonti, i cavalieri, in questa prima fase frequentemente di umili origini. Nel corso dell’11 secolo il mestiere di cavaliere venne sempre più specializzandosi, come anche le tecniche di combattimento, che erano per lo più individuali e relativi alla lancia. Gli allenamenti erano i tornei, e il crescente costo delle armi fece sì che la cavalleria divenne un’élite sociale ristretta, anche grazie al prestigio di questa attività. Spesso i cavalieri si univano in compagnie e andavano di città in città; si diffuse da origine ecclesiastiche il movimento della pace di Dio, che pregava i cavalieri di astenersi da violenze ingiustificate. Prese vita un nuovo modello epico, grazie anche alla letteratura dell’epoca. Durante il rinnovamento della chiesa, fu data importanza al pellegrinaggio a Roma e Gerusalemme, e in seguito a Santiago de Compostela. L’appoggio alla reconquista da parte di Alessandro II (tutti coloro che vi partecipano avranno la remissione dei peccati 1064), fece sì che molti cavalieri francesi partissero per la Spagna. Sembra che Urbano II a Clermont abbia bandito la prima crociata, invitando nobili e cavalieri cristiani a compiere un viaggio armato verso Gerusalemme. Nacque così la crociata popolare, partita nel 1096, che dopo una serie di eventi drammatici giunse a Gerusalemme conquistandola nel 1099 e fondò alcuni regni come quello di Gerusalemme guidato da Goffredo di Buglione. La Terrasanta non era importante solamente per il suo valore di simbolo religioso, ma era anche un avamposto dei commerci con l’oriente. La reazione musulmana portò alla riconquista di diverse città (Edesa 1144). La seconda crociata (1147-1148) promossa da Luigi VII ed Eugenio III, fallì a causa dei contrasti tra i due sovrani che la guidavano (aveva anche partecipato Corrado III) e dei difficili rapporti che si crearono con l’impero bizantino. La terza crociata (1189-1192) fu guidata dall’imperatore Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo Augusto, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. Col pontificato di Innocenzo III si cercò di dare un significato dottrinale alla crociata: venne definita come tentativo di ricondurre alla cristianità occidentale tutti i territori che un tempo le erano appartenuti (anche l’impero bizantino allontano tisi nel 1054). Si fece così una quarta crociata (1202-1204) nella quale si sottrasse Costantinopoli ad altri cristiani, creando l’impero latino d’oriente nei balcani. Nei medesimi anni la crociata venne definita come mezzo per reprimere i nemici della cristianità, cioè gli eretici. Sempre Innocenzo redisse nel 1208 una crociata contro i catari detti anche albigesi. La crociata servì anche per allargare i confini della cristianità, come nelle crociate del nord del 13 secolo. Nella quinta crociata (1217-1221) si tentò di conquistare l’Egitto. Federico II partì nel 1228 e conquistò Gerusalemme dopo lunghe trattative. Le ultime due crociate (1248-1254 e 1270) ebbero un unico protagonista, re Luigi IX di Francia.

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